giovedì 25 Aprile 2024
HomeStorie e personaggiDalla Spagna, il...

Dalla Spagna, il Tempranillo toscano della famiglia Beconcini

Nella Toscana del Sangiovese, del Canaiolo, dell’Aleatico e del Colorino, ecco il vitigno che non ti aspetti: lo spagnolo Tempranillo, coltivato dall’azienda della famiglia Beconcini, a San Miniato (Pisa). Un divertissement? Tutt’altro: è un’antica storia che si snoda lungo la via Francigena

tempranillo beconcini - I tre forchettieri

E’ una storia, quella di un pezzetto di Spagna che all’improvviso sboccia in Toscana, antica e affascinante. E’ la storia del vitigno principe della Spagna, il Tempranillo (pronuncia “tempraniglio”, l’italianizzazione nun se po’ sentì…) che in un certo momento della Storia – con la S maiuscola – giunge nel feudo del Sangiovese e qui riesce a mettere radici. Non a sopravvivere da intruso, attenzione, ma ad essere valorizzato diventando un unicum a livello nazionale. Tanto che quest’anno verrà omologato il primo clone italiano di Tempranillo, ultima tappa di un percorso che ha portato al pieno riconoscimento della “variante” nostrana del celebre vitigno iberico padre dei grandi rossi della Rioja.

Eva e Leonardo Beconcini

Il merito di aver scoperto il Tempranillo in terra toscana va alla famiglia Beconcini, quarta generazione di vignaioli in quel di San Miniato. Un divertissement dei titolari Leonardo Beconcini ed Eva Bellagamba, magari curiosi di sperimentare in vigna incroci particolari? Niente affatto: in quei sette ettari il Tempranillo c’era da ben prima che Pietro Beconcini – il nonno dell’attuale titolare, e già mezzadro presso i marchesi Ridolfi – venisse al mondo. E c’era in un posto particolare: la via Francigena. Ecco dunque che una volta scoperto il Tempranillo in mezzo al Sangiovese (nel ’94, grazie ad Attilio Scienza) i proprietari delle vigne si sono rimboccati le maniche e hanno cercato di ricostruire il percorso che dalla Spagna porta fino a San Miniato. Il punto cruciale è proprio lungo la via Francigena, nella frazione di San Genesio che fungeva da stazione di sosta: è qui che i pellegrini di ritorno da Santiago de Compostela si sono fermati, secoli fa, piantando i semi della vite che portavano con sé come merce di scambio.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

I semi hanno dato frutto, ma a un certo punto qualcosa è accaduto: l’uva ha smesso di essere coltivata per il consumo e si è cominciato a usarla per la vinificazione. Quando? La famiglia Beconcini ha cercato di ricostruire anche questo, scoprendo che appena l’economia agricola cessò di essere di sostentamento, un contadino “evoluto” e lungimirante iniziò a guardare allo sviluppo del business. A dargli il via pare sia stato il parroco-agronomo Giovan Battista Landeschi, già ideatore dei terrazzamenti a San Miniato nella prima metà Settecento.

L'azienda

Ricostruita la storia e i suoi protagonisti, dal ’94 in poi per Leonardo ed Eva si è trattato di utilizzare (e magari mettere a reddito) i 7 ettari di Tempranillo sui 12 complessivi in un momento in cui il vitigno spagnolo non era ovviamente iscritto nei registri della Regione Toscana. Il nonno riuscì a rilevare i terreni nel 1954, e da lì in avanti l’osservazione e lo studio hanno avuto il sopravvento. Del resto, rispetto al “difficile” Sangiovese, il Tempranillo è più docile e duttile – flessibile, diremmo oggi – e ha un’ottima resa, inoltre dà vini più lineari da un’annata all’altra, mediando gli sbalzi che altri vitigni soffrono peggio.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

E così la famiglia Beconcini può dirsi oggi l’unica in Italia a vinificare Tempranillo in purezza, puntando su vini da invecchiamento sfruttando i vecchi vitigni già presenti nell’area di San Miniato. Vitigni che sono riconoscibili in ottobre, grazie al colore particolare che assumono le foglie. Dal ’95 in cantina c’è anche il Sangiovese in purezza “Ixe”, ottenuto identificando le selezioni giuste, dopo tre anni di lavoro su piccole varietà isolate presenti nei singoli vigneti. Non è un lavoro facile, gestire il Tempranillo insieme agli altri vitigni, perché matura un mese prima e per questo motivo conviene averlo vicino ai boschi, in modo da togliergli qualche ora di sole di sole, altrimenti diventa pronto per la vendemmia già ad agosto.  Le uve che diventeranno il “Vigne alle Nicchie” sono già articolate al momento della vendemmia, e il modo di appassimento è stato trovato solo dopo alcuni tentativi: la fermentazione avviene con lieviti indigeni, più difficile invece la malolattica.

tempranillo beconcini - I tre forchettieri

Un confronto con ma madrepatria non è comunque facile, perché in Spagna il Tempranillo non si usa in purezza come fa l’azienda agricola Beconcini, quindi un paragone è reso complicato per lo stile diverso. Il Tempranillo più vicino a quello “toscano” è comunque quello della parte alta della Spagna. Ci siamo recentemente confrontati con una verticale di Tempranillo, dal 2004 al 2011: gli ultimi quattro anni hanno diverse caratteristiche comuni (a partire dal tannino gentile, mai esasperato, e da una superba speziatura) e confermano la continuità espressa dal vitigno. Il 2007 “stacca” gli altri per gradevolezza, morbidezza, ma anche complessità e avvolgenza, e – a nostro giudizio – resta il vino apicale delle otto vendemmie finora espresse.

Rimani aggiornato: iscriviti!

ARTICOLI SIMILI

Gli chef Shimpei e Sayuri hanno sposato la linea biologica e 'green' del ristorante agricolo 'Sale' di Poggio ai Santi, affacciato sulla Costa degli Etruschi

DELLO STESSO AUTORE

Continua a leggere

Mixology, l’ultima frontiera: alla cocktail week di Udine il pairing con gli insetti

Udine: torna la Cocktail Week tra guest con barman di spicco, cene in stile asiatico, tattoo, ikebana e… pairing con gli insetti: dal 25 aprile al 2 maggio ricco carnet di appuntamenti all’insegna delle contaminazioni sensoriali col mondo orientale. Ecco tutti gli eventi

Fiesole, tre fil rouge per il menù d’esordio di Antonello Sardi al ristorante Serrae

Il menù d'esordio dello chef fiorentino al ristorante Serrae dell'hotel Villa Fiesole - nell'omonima cittadina - punta sull'uso di fondi diversi, su sapori netti e sulla valorizzazione dei vegetali del territorio

Dove mangiare all’aperto a Roma? Otto locali tra pop e gourmet

Tra le tante opzioni che riserva Roma, abbiamo selezionato otto ristoranti dove poter mangiare all’aria aperta e godere di ottimi menu stagionali sotto il cielo della città eterna.