A tutti sarà capitato di trovarsi alle prese con una serata storta, andando al ristorante. Per colpa o per destino, un’esperienza gradevole come una cena può riservare sorprese poco piacevoli. Ecco i cinque momenti più sgradevoli al tavolo del ristorante
A tutti sarà capitato almeno una volta di trovarsi alle prese con una serata storta, al ristorante. Per colpa o per destino, come cantava Guccini, un’esperienza teoricamente gradevole e interessante come una cena può riservare sorprese poco piacevoli. Beh, naturalmente è successo anche a chi scrive: dal contesto ai piatti fino alle disavventure con l’impiattamento, ecco i cinque momenti più sgradevoli capitati al tavolo del ristorante (finora, almeno).
1) Lo scampo “con sorpresa”
È successo diversi anni fa, a cena in un ristorante lungo la costa toscana, in una delle mete turistiche più gettonate. Ordino una linguina allo scoglio e qualche minuto dopo arriva il piatto, ben presentato e dall’aspetto tutto sommato piuttosto invitante. Il tempo di un paio di forchettate e inizio e dedicarmi alla pulizia di uno scampo: appena inciso il guscio, però, mi ritrovo l’intero piatto invaso da decine e decine di piccole uova, peraltro nemmeno tanto cotte… Non ho preclusioni contro le uova tout court, ma così forse è eccessivo.
2) Le vongole “ripiene”
Firenze. Ristorante di belle speranze (infatti ha chiuso un anno più tardi), con alla guida un cuoco di bella presenza ma senza particolari doti ai fornelli. Mi fa assaggiare uno dei suoi piatti forti, gli spaghetti alle vongole. Ebbene, su una stima di circa 15 molluschi presenti solo 4-5 erano “accettabili”. Un altro terzo delle vongole erano semplicemente le due valve aperte, ma desolatamente vuote. L’ultimo terzo era sì pieno, ma di sabbia in quantità tale da poter creare un arenile (altro che la spiaggia sull’Arno…). Piatto lasciato intonso, con grande scorno del belloccio ai fornelli.
3) L’intruso nelle patatine
Ci spostiamo di nuovo sulla costa degli Etruschi, dove poche settimane fa vado a cena con la famiglia. Il bimbo più grande ordina una cotoletta di pollo con patatine. Quando arriva l’abbondante contorno inizia a mangiare e sulle prime non noto che c’è qualcosa che non va. Al di là della classica salatura in grado di garantire l’ipertensione cronica per gli anni a venire, infatti, mi sembravano le classiche, tristi patatine in confezione da 5 kg a pochi euro. La sorpresa è arrivata quando, frugando tra le patatine, alla base del piatto trovo l’antenna di un gambero, circa 4-5 cm. Faccio presente al titolare la cosa, ipotizzando che siano state “riciclate” le patatine precedentemente servite con una frittura di mare, e mentre cerca spiegazioni fa cenno a una cameriera di avvicinarsi e mi mostra il piatto di patatine che la poveretta stava portando a un altro tavolo. “Vede, qui non c’è nulla…”.
4) L’atmosfera è nell’aria…
Cenetta romantica sulle colline di Fiesole, ristorante con vista, sabato sera di mezza estate. Una volta superata la puzza di fumo all’ingresso, saliamo in terrazza per godere della frescura e cenare. Passi che il tavolo fosse il più lontano dalla terrazza, con il panorama che risultava praticamente invisibile. Passi che i bicchieri per l’acqua siano arrivati al tavolo ben 10 minuti dopo la bottiglia (il che a luglio non è il massimo…). Passi che il cameriere parlasse a voce talmente alta da far girare almeno 2-3 tavoli ogni volta che apriva bocca. Ma il colmo è stato quando, al primo soffio di vento, siamo stati invasi da una zaffata di fogna che ha reso l’aria irrespirabile. È bastato guardarci intorno un attimo (e per fortuna mia moglie è ingegnere, quindi ha riconosciuto la tubatura…) per capire che eravamo accanto a uno sfiatatoio del sistema fognario, evidentemente intasato.
5) La ciotola per cani
Firenze, autunno 2018. Ristorante appena aperto e “pompato” all’inverosimile. Cena di presentazione (lo chef non sarebbe durato una settimana, scopriremo senza meraviglia alcuna). L’amuse bouche arriva servito su un piatto che per forma e colore ricordava una ciotola per cani. La genialata è stata però di presentare la pietanza – tre piccoli vol-au-vent con salsine versicolori – su un ampio letto di legumi di varia forma e dimensione, che riempivano quasi interamente la ciotola dando ai commensali la decisa impressione di mangiare in una ciotola di croccantini per gatti. Imbarazzo alle stelle.