lunedì 29 Aprile 2024
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Corno d’Africa, l’angolo di cucina eritrea a Firenze

In una città che anche sul fronte della cucina etnica allarga i suoi orizzonti ben al di là dei Paesi mainstream, il Corno d’Africa di Almaz Mebrahtu Burule è – nella sua semplicità – un locale da provare per scoprire la cucina casalinga dell’Eritrea

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In principio erano solo India e Cina, presenti in tutte le medie e grandi città italiane, a offrire un’alternativa alle cucine regionali italiane. Poi arrivarono tutti gli altri Paesi, dal Giappone al Messico fino ad altre singole realtà europee o sudamericane, e l’Africa non è certo rimasta fuori da questa tendenza. In una città come Firenze che ormai da tempo ha superato i confini della cucina etnica mainstream, infatti, il Corno d’Africa in via San Jacopino è da anni un piccolo angolo gastronomico di Eritrea che merita di essere provato.

Corno d'Africa l'angolo di cucina eritrea a FirenzeIMG_4363

A gestirlo è Almaz Mebrahtu Burule, in cucina e ogni tanto in sala, a raccontare le tradizioni, i piatti e la storia di un Paese legato a doppio filo all’Italia, per motivi storici. Il ristorante in sé è piccolo, essenziale, con alle pareti arredamento di foggia eritrea (quadri, tappeti, contenitori, utensili) semplice ma non dozzinale, e sullo schermo la tv mostra un loop di musica africana contemporanea. Un’atmosfera in linea con la media dei ristoranti etnici fiorentini, forse con un tocco di genuinità in più. Il primo motivo per concedersi una cena al Corno d’Africa è il piacere – tutto da riscoprire, oggi – di mangiare con le mani. Niente forchette né coltello, infatti: ciò che arriva al tavolo sui grandi vassoi si condivide con i commensali del proprio tavolo.

Corno d'Africa, l'angolo di cucina eritrea a Firenze

Il menù illustra i piatti partendo proprio dall’ingera (o enjera, realizzata con farina di teff), il pane tipico eritreo – una crepe vagamente spugnoso, adatto ad assorbire i sughi di cottura e ad essere usato per “raccogliere” i pezzi di carne o verdura – preparato artigianalmente da Almaz. I piatti più diffusi sono il beghì (manzo) nelle sue versioni come zighinì (piccante) o alliccià (non piccante), ed il dorko (pollo), anch’esso più o meno piccante. In alternativa, sempre su una media di 13 euro, ci sono dadini di manzo saltati con berberè, cipolle e spezie, o il manzo tritato insaporito con burro e mitmità. Da non perdere, infine, il caffè realizzato secondo una ritualità tutta particolare.

Corno d'Africa, regno di Almaz

Non è un locale destinato a stelle o riconoscimenti analoghi, per carità, ma lo suggerisco con piacere perché regala l’occasione di tuffarsi in una cucina diversa dall’ordinario, speziata (ma non quanto l’indiano) e piccante (ma non quanto il messicano), dove boccone dopo boccone si scopre la mano sapiente di Almaz – in cucina – e quella, la tua, che porta il cibo alla bocca. Per i lettori del Forchettiere, poi, c’è una speciale sorpresa: a chi cenerà al Corno d’Africa e dirà di aver letto quest’articolo, Almaz offrirà il suo speciale caffè.

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