venerdì 19 Aprile 2024
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Addio a Sirio Maccioni, il ristoratore che portò il tartufo bianco a New York

Si è spento Sirio Maccioni, padre della cucina italiana negli Stati Uniti. Tra gli innumerevoli aneddoti di una vita circondata dalle stelle, ecco la storia di come re Juan Carlos gli fece conoscere la creme brulée divenuta un suo piatto signature

Ci vorrebbe quasi una vita intera per raccontarne un’altra, la sua. Tra aneddoti e ricordi, storie di incontri e avventure, quella del ristoratore Sirio Maccioni – uno dei padri della cucina italiana negli Stati Uniti, scomparso nella sua Montecatini a 88 anni – è stata una vita costellata da momenti memorabili. Ne ricordiamo alcuni, a partire da quando per la prima volta introdusse il tartufo bianco nella cucina più ricercata di New York. Era la seconda metà degli anni Settanta, quando Maccioni allestì una cena di gala a base di tartufo bianco d’Acqualagna nel suo ristorante Le Cirque al Mayfair Hotel: tra gli altri invitati prese posto anche il critico gastronomico del New York Times, che ne rimase colpito e qualche giorno più tardi pubblicò un articolo in cui raccontava la storia di questo geniale ristoratore italiano che gli aveva fatto mangiare “delle strane patate che puzzavano”.

Maccioni non ha mai fatto mistero di aver introdotto nella Grande Mela alcune materie prime, così come – ed è un altro degli infiniti aneddoti legati alla sua esperienza gastronomica – fu il primo italiano a vincere il premio “Qualité et tradicion” come miglior esponente della cucina francese (l’unica allora riconosciuta di elevato rango), prima di specializzarsi, nobilitandola, in quella nostrana. Memorabile, poi, quando tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta a una cena di gala a Buckingham Palace, la regina Elisabetta gli chiese la ricetta della creme brulée.

Sirio Maccioni con Paul Bocuse

 

E a proposito di creme, ecco come Sirio Maccioni entrò in contatto la prima volta con quella crema catalana che sarebbe divenuta da lì a poco uno dei suoi piatti signature. L’inizio della storia è al ristorante Moulin de Mougins del “mito” Roger Vergé, dove Sirio Maccioni è a cena con la famiglia, una settimana prima della finale dei Mondiali di calcio del 1982. Arriva un cameriere che gli si rivolge: “Monsieur Maccioni, la vogliono al telefono, è il re di Spagna”. Sirio Maccioni pensa ovviamente a uno scherzo, ma all’altro capo del tavolo c’era davvero re Juan Carlos che voleva avvisarlo di avergli trovato i biglietti in tribuna d’onore per la finale del Mundial.

Ma che c’entra questo con la crema catalana? È presto detto: accettato l’invito del sovrano, Sirio si trovava a Barcellona quando re Juan Carlos di Spagna lo invitò a cenare a Le Gout d’Avignon dove rimasecosì incantato da questo dessert che chiese a sua moglie Egidiana e ai pasticceri Dieter Schorner e Francisco Gutierrez di farsi spiegare la ricetta dal pasticcere del locale (in realtà la leggenda vuole che a prepararla per il re e i suoi ospiti fu un semplice lavapiatti, che dopo quella serata fece fortuna). Una volta perfezionata la ricetta, venne portata a New York diventando un classico dessert de Le Cirque, apprezzato da presidenti, Capi di governo, reali e innumerevoli celebrità.

Già, perché dagli anni Ottanta Le Cirque è diventato il ristorante dei vip: in quelle sale – da cui Sirio faceva togliere i tavoli non occupati affinché sembrasse sempre pieno – si potevano incrociare Ronald Reagan o Henry Kissinger, star di Hollywood come Woody Allen o Robert De Niro. Anche Papa Woityla nel corso del suo viaggio a New York si fermò a pranzo da Maccioni: congedandosi da Giovanni Paolo II Maccioni gli disse che per lui ci sarebbe stato sempre posto nel locale. “Santità, prenoti invece un posto per me e per lei in Paradiso”. Chissà, forse adesso per lui è arrivato il momento di onorare quella prenotazione…

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