Non solo capispalla e accessori: Pitti Uomo, il salone fiorentino della moda maschile, dà anche l’occasione di coniugare il gusto nel vestire con quello della buona tavola. Tra new entries e addio eccellenti, ecco cosa ha colpito gli appassionati gastro-modaioli della Fortezza da Basso
Tra nuovi ingressi, iniziative a cavallo tra il cibo e la moda, e addii eccellenti, anche quest’estate Pitti Uomo ha declinato lo stile anche in chiave food&wine. Se esistono due settori che non smettono mai di fare tendenza, in fondo, quelli sono moda e buon cibo. Oppure, per dirla con abusatissimi inglesismi, i mondi fashion e gourmet. Come riusciranno a conciliarsi, mescolarsi, amalgamarsi, spalleggiarsi a vicenda senza rischiare di forzare la mano? Passeggiando tra gli stand di Pitti Immagine Uomo, il salone dedicato alla moda maschile (più Pitti W, il salone parallelo incentrato sulle precollezioni femminili), oppure partecipando a qualche festa by night, i punti di contatto tra i due mondi non mancano affatto.
Iniziamo dal Padiglione Centrale, che vede l’addio di un catering stellato: “Da Vittorio” di Brusaporto (Brescia), fino a sei mesi fa al servizio del “Classico Italia” al piano attico. Nel restyling del network il catering è stato sostituito da un open bar. A pochi passi, però, una new entry d’eccezione: il fumoir allestito all’esterno del padiglione con una serie di eccellenze italiane – le bollicine Bisol, la grappa Nardini, il caffè Illy e la cioccolata Domori – accompagnate dal sigaro toscano.
Sorprese, gradite, anche al ristorante della stampa. Insieme all’inossidabile Tuscan Excelsia dell’altrettanto inossidabile Paolo Provvedi c’era la gelateria pistoiese Mani (www.gelateriamani.it), che ha presentato gusti a tema con il menù offrendo – nei quattro giorni del Pitti Uomo – prelibatezze come il gelato al mirto, al formaggio & pere, alla ricotta & fichi, alla pesca tabacchiera, al pistacchio di Bronte e così via. Presente in Fortezza anche un altro habitué, il Galateo di Simone Arnetoli e Laura Tosetti, anch’essi altrettanto inossidabili: una certezza, per chi bazzica il Pitti Uomo.
Nel resto della Fortezza va registrato un trend (una volta tanto non strettamente modaiolo, come l’assenza del calzino, l’abbinamento giacca-bermuda o l’ineffabile proliferare di barbe): sarà colpa della crisi, ma gli stuzzichini agli stand sono mediamente calati come quantità, mentre la qualità resta alta (la lounge del gruppo Swan si avvale di Guido Guidi, la LTB di “Pane, amore e fantasia” di cui abbiamo già parlato). Ah, in sala stampa restano caffè e succhi di frutta ma non ci sono più le mandorle salate.
In città, invece, il mondo dell’enogastronomia si ritrova nei numerosi cocktail allestiti nelle boutique ma soprattutto nel Fashion Frames (Palazzo Gaddi, via del Giglio) dove mercoledì sera hanno esposto alcuni designer e creatori di moda. All’appuntamento, ideato da Cristina Egger insieme ad Amsterdam Fashion Tv, ha partecipato Giacomo Menici con il suo “atelier Nome” (piazza Pier Vettori): definirle schiacciatine sarebbe riduttivo, in quanto ogni triangolino è studiato per offrire equilibri di sapori. Da ricordare quella con formaggi francesi, pere, miele e pinoli.
Legato al mondo del vino invece l’evento di Moreschi, che ha offerto ai suoi ospiti un evento con il Guado al Tasso di Antinori: l’azienda ha creato le prime calzature d’annata, realizzate a mano con tomaia in vitello pieno fiore e tinte a mano con le vinacce di Bolgheri.