sabato 20 Aprile 2024
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Il Cibrèo che verrà: dal “miglior kebab d’Europa” alla tentazione gourmet

Giulio Picchi racconta i progetti in ballo nel breve e medio periodo per il Cibrèo, il noto ristorante fiorentino: dall’apertura ai menù degustazione fino all’ipotesi di un locale dedicato al kebab

Sul palco del teatro del Maggio musicale, Fabio Picchi aveva annunciato coram populo che il prossimo ristorante che avrebbe aperto sarebbe stato di cucina armena. A distanza di pochi giorni è il figlio Giulio a correggere parzialmente il tiro, rivelando però un importante e suggestivo obiettivo per il Cibrèo: “Quella dell’Armenia era una battuta – spiega – perché poco tempo prima era stata uccisa una giovane attivista armena ed erano giorni ‘caldi'”. In fondo, proprio a Firenze c’è l’unico locale di cucina armena del centro Italia…

Tuttavia, in ogni boutade c’è un fondo di verità. Cambia soltanto il Paese, e neppure di tanto. “Vogliamo realizzare il miglior kebab d’Europa – racconta – perché tutti sappiamo da dove arriva oggi la carne che si usa per preparare questo piatto, e le modalità con cui è realizzato. Ma non lo faremo prima di un paio d’anni… in fondo anche dall’idea alla creazione del Ciblèo è passato qualche annetto”.

Il Cibrèo, nel frattempo, ha un progetto con orizzonti temporali ben più ravvicinati. Il ristorante cede infatti alle lusinghe del fine dining, alle tentazioni della cucina gourmet. Dal 2020, alla “classica” carta – e usiamo questo termine riferendoci sia alla forma del menù che alla sua sostanza – se ne affiancherà una con piatti d’ispirazione contemporanea, ma allo stesso tempo con i piedi ben saldi nella tradizione che ha reso celebre il locale di via Andrea del Verrocchio.

Cucina gourmet e stile Cibrèo sono due elementi non così facili da conciliare, almeno in teoria, ma Giulio Picchi ha le idee chiare. “Non puntiamo alla stella – conferma – anche se ci piacerebbe che la ‘Rossa’ guardasse con più attenzione a un modello di cucina che salvaguardi e valorizzi preparazioni e materie prime che appartengono a un patrimonio gastronomico comune. Il vecchio menù tradizionale continuerà a esistere, ovviamente, ma pescheremo dal ricco bagaglio delle ricette di famiglia, sia Fabio che di mia nonna, per elaborare una carta parallela”.

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