È un mondo tutto da scoprire, quello dello champagne: torna la rubrica “Pillole di champagne” a cura dell’esperto Massimo Fabiani. Ogni settimana una curiosità sul re dei vini francesi
Torna la rubrica a firma di Massimo Fabiani, che ogni settimana ci racconterà un po’ di curiosità legate al mondo dello champagne. Iniziamo questa carrellata tra le bollicine made in France con il racconto delle due capitali.
Il clima della Champagne
I vigneti della Champagne sono situati al limite settentrionale della coltivazione della vite, poiché i settori viticoli a nord di Reims hanno una latitudine di 49,5° e quelli più a sud di 48° (Bar-sur-Seine). I vigneti della Champagne sono piantati tra i 90 e i 300 metri di altitudine. Si avvicinano all’isoterma di 10°. Il clima subisce al tempo stesso l’influsso continentale e quello oceanico. La piovosità si distribuisce abbastanza regolarmente nell’arco dell’anno, con un volume di precipitazioni vicino a 650-700 mm l’anno. L’esposizione al sole è in media di 1.600 ore all’anno, suddivise in 290 giorni, ma può arrivare a 2000 ore o più nelle annate migliori (nel caso dei millesimati 1947 o 1976, per esempio).
Il suolo della Champagne
Le viti sono piantate su terreni calcarei o argillo-calcarei, a volte modificati da apporti esterni (terre nere, terre alloctone, sabbia, torba, ecc.) In numerosi cru del dipartimento della Marne, il sottosuolo è costituito da gesso puro (tenore in CaCO3 vicino al 100%), ma varia dalle sabbie della regione a ovest di Reims, alle marne nell’Aisne e al kimmeridgiano nel dipartimento dell’Aube. Il gesso del sottosuolo garantisce inoltre un drenaggio perfetto che permette l’infiltrazione delle acque in eccesso, conservando al tempo stesso la giusta umidità nel terreno. Inoltre questi svolge un ruolo regolatore estremamente benefico sul clima della Champagne, in quanto è in grado di immagazzinare e restituire il calore del sole.