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Cous cous fest 2019: la campionessa del mondo è Mareme Cisse (Senegal)

Al Cous Cous Fest 2019, a San Vito Lo Capo (Tp) successo per la chef senegalese Mareme Cisse, che porta il suo Paese a diventare campione del mondo di cous cous

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Viva viva o’ Senegal, cantava Pino Daniele in una sua nota hit. E per una sera, a San Vito Lo Capo (Trapani), il Senegal ha vinto davvero. Grazie alla chef Mareme Cisse, il Paese africano si è aggiudicato il titolo di Campione del mondo del cous cous, l’unica competizione internazionale che mette insieme in gara Paesi di 4 continenti (Italia, Stati Uniti, Senegal, Tunisia, Marocco, Israele, Palestina e una rappresentativa UNHRC).

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Alla finale a tre del 22° Cous Cous Fest, la giuria – formata da 11 esperti e presieduta da Enzo e Paolo Vizzari – non ha avuto dubbi: la miglior interpretazione del cous cous porta la firma della chef senegalese di Dakar, che lavora al ristorante Ginger People&Food della cooperativa sociale Al Karub (Agrigento), in gara con il suo figlio maggiore, Falilou Diouf.

La ricetta di Mareme Cisse ha portato sul palco di piazza Santuario un cous cous con tartare dell’orto, mango e polpo iohos, marinato e lessato secondo tradizione, servito su crema di carote e zenzero con erbette e spezie di Salamba. La compagine statunitense ha pagato l’assenza della “magia” mostrata nella semifinale, mentre l’Italia è rimasta incagliata in chips di totano non esattamente croccanti. Al Senegal è andato anche il premio per la migliore presentazione del piatto, offerto da Conad.

Due riconoscimenti decisamente meritati, anche perché Mareme Cisse è molto impegnata in favore dell’inserimento lavorativo di donne e ragazzi stranieri rifugiati o in condizione di fragilità sociale. La cucina che propone rivisita la tradizione dell’Africa occidentale e quella siciliana, in un mix di culture e sapori molto accattivanti. “Questo è lo spirito che anima il mio lavoro – spiega Mareme – consapevole della necessità di costruire una società multiculturale, colorata e aperta verso il futuro”.

Il Campionato del mondo è il momento centrale del Cous Cous Fest, il festival internazionale dell’integrazione culturale, organizzato dall’agenzia Feedback di Palermo in partnership con il Comune di San Vito Lo Capo. A incoronare la chef del Senegal il sindaco di San Vito Lo Capo Giuseppe Peraino e Roberto Cassata, responsabile relazioni con il territorio Sicilia di UniCredit. “Anche quest’anno San Vito Lo Capo è tornata ad essere la capitale mondiale dell’integrazione e della contaminazione tra le culture – aggiunge il sindaco – e il cous cous il pretesto per parlare di pace e solidarietà tra popoli all’insegna del motto make cous cous not walls.

La giuria popolare ha premiato invece l’Italia, rappresentata da Giuseppe Massimo Peraino, sanvitese, in squadra con il marsalese Francesco Bonomo e Massimiliano Poli, chef ad Eataly Paris Marais. La loro ricetta, a base delle tre consistenze di scorfano, è stata premiata con il riconoscimento offerto da Bia CousCous e consegnato da Luciano Pollini, amministratore delegato di Bia. Per il secondo anno consecutivo va agli Stati Uniti, rappresentati dallo chef Kevin Sbraga, vincitore di “Top Chef” il Premio Salute e benessere, offerto da Visodent.

Al di là della gara in sé, il Cous Cous Fest – che ha attirato a San Vito Lo Capo migliaia di persone grazie agli oltre 40 cooking show con Andy Luotto, Chiara Maci e Filippo La Mantia, oltre ai concerti di Noemi, Boomdabash e Mahmood – premia il lavoro organizzativo dell’agenzia Feedback di Palermo, e valorizza la presenza dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati.

Chi scrive ha avuto l’onore di fare da tutor alla squadra composta da Basim Alfatlawi (Iraq) e Jamol Ismail Ssali (Uganda), rifugiati politici in Italia che hanno avuto la possibilità di approfondire la loro passione per la cucina grazie al programma “Food for Inclusion” promosso da Unhcr, all’associazione Kamba presieduta da Emanuela Vita e dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, che ha come obiettivo l’intergazione culturale ed economica dei rifugiati attraverso pratiche legate al food.

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