Complice il distanziamento, il ristorante Vitique di Greve in Chianti ha lanciato due proposte: un table chef in remoto e un social dinner in cui cucinare (e mangiare) gli stessi piatti in videoconferenza. Ecco com’è
Potrebbe essere definita l’evoluzione del social dinner, in questi tempi di distanziamento sociale forzato: esperienze come cenare insieme a sconosciuti condividendo le stesse portate, o cenare avendo al tavolo lo chef pronto a rispondere a ogni curiosità (gastronomica, almeno) sembravano destinate ad essere congelate in attesa di tempi migliori, ma qualcuno ha trovato il modo di rendere possibile – e piacevole – questo tipo di situazione.
Se ristoranti stellati hanno ideato il delivery accompagnato dal video tutorial dello chef (come nel caso dello chef Juan Quintero a Borgo San Felice e del suo “Be with us gourmet kit”), più articolata è la proposta di Vitique, ristorante di Greve in Chianti, il cui staff ha ideato un paio di proposte, che partono entrambe dall’idea di consegna al domicilio dei commensali: da un lato il table chef “virtuale”, in cui lo chef Antonio Guerra aiuta i partecipanti – ognuno dei quali è nella cucina di casa propria – a preparare i piatti di un menù completo, dall’antipasto al dolce; dall’altro il social dinner in cui un gruppo di amici o colleghi può assaggiare gli stessi piatti discutendone davanti allo schermo del pc o del telefono.
Nel caso specifico, l’esperienza che abbiamo vissuto – in compagnia dei colleghi Elisabetta Failla, Emanuele Gobbi, Raffaella Galamini e Roberta Perna – è stata a cavallo tra le due proposte. Prima sono arrivati a casa di ognuno gli ingredienti (sia crudi sia semilavorati, come un gazpacho realmente memorabile), poi all’ora concordata breve “tutorial” di chef Antonio su come utilizzare al meglio le materie prime e il vino in abbinamento, un Chianti Classico Lamole di Lamole 2016 che si è rivelato in grado di reggere l’intero menù.
Passo dopo passo, ognuno a casa sua, i commensali hanno potuto replicare uno dei grandi classici di Antonio Guerra come le seppie e spugnole, così come – per secondo – il cervo scottato, asparagi, mela cotogna e camomilla. Certo, la mancanza del “fattore G” (dove G sta per Guerra, la cui abilità manuale marca il confine tra ciò che possiamo fare noi comuni mortali e uno chef professionista, a parità di ingredienti) si nota, ma piatti come le capesante con gazpacho di datterino ed erba cipollina ci sono andati piuttosto vicino.