Vitique, la vino-boutique del gruppo veneto Santa Margherita, è un spazio ameno a Greve in Chianti in cui coesistono vinificazione e ristorazione, impreziosita dalla cucina elegante di chef Antonio Guerra (e dalla consulenza di Antonello Sardi)
Quando si parla di Chianti, al di là delle eccellenze vinicole, il pensiero corre facilmente a trattorie di campagna, a bistecche alla fiorentina, ad arrosti e zuppe di stagione. Beh, anche per i luoghi comuni esistono le eccezioni. Nel caso specifico, a portare un tocco di eleganza e raffinatezza a Greve in Chianti ci pensa Vitique, la vino-boutique del gruppo Santa Margherita.
Il ristorante in sé nasce come strumento accessorio alla bottega di prodotti tipici e alla cantina, dove vengono affinati i vini delle aziende toscane del gruppo e in cui fanno mostra di sé i vini – toscani e non – del colosso vinicolo veneto che a poca distanza conta anche Lamole di Lamole. Se a pranzo il bistrot offre una serie di proposte più light, magari per spezzare il viaggio tra una visita in cantina e l’altra, è invece la sera che il menù si veste di eleganza e ricercatezza per affrontare i gourmet di zona e non.
La cucina di Vitique è il regno del giovane Antonio Guerra, nato in Brianza ma di origini pugliesi, che può annoverare significative ed importanti esperienze lavorative stellate, come quella da Luigi Taglienti al Lume di Milano, con chef Giancarlo Morelli e con Antonello Sardi ai tempi della Bottega del Buon Caffè di Firenze. Proprio l’impronta di quest’ultimo, che di Vitique è consulente, appare evidente da numerosi particolari: dal pane all’olio messi in tavola alla cura per i dettagli, sia in sala che nel piatto.
Nei piatti di Antonio Guerra si trova infatti quella pulizia e quell’eleganza che sono la cifra distintiva dello chef ora alla Tenuta Le Tre Virtù. Nella carta di Vitique non c’è una particolare preminenza di gusto toscano né si strizza l’occhio alla tradizione locale, ma la scelta di uno stile internazionale si traduce in materie prime come il piccione o il cervo tra i secondi di terra, o il sottovalutato morone (in alto, servito con una maionese homemade, caviale e friggitello) tra quelli di mare.
Un’eleganza e una ricerca dell’essenziale, quella che fa capolino nella corta carta di Vitique, che emergono soprattutto da piatti come il risotto al latte di capra con erbette e liquirizia (foto in alto), oppure da una felice sperimentazione come la combo seppia e spugnole (in basso): un trito di seppia e un ragù di spugnole separate da una sfoglia di pasta fresca.
A conti fatti – a proposito, suggerisco i due menù degustazione da 55 e 70 euro – una visita a Vitique può essere una buona soluzione per chi cerca, anche in una terra “rustica” e centrata sulla cucina collinare, un tocco di raffinatezza e una cucina posizionata su alti livelli tecnici.