venerdì 26 Aprile 2024
HomeStorie e personaggiL'enogastronomia for dummies,...

L’enogastronomia for dummies, dalla A alla Z

In omaggio al dilagante dilagare di sedicenti critici, food blogger per passione o per necessità, agrogiornalisti, eno-gastro-influencer e tronisti del capocollo, offriamo un breve glossario sull’enogastronomia for dummies, dalla A di Apericena alla Z di Zinfandel

enogastronomia

Nell’epoca che ha sfornato – insieme a “petaloso” – una pletora di figure, professionali o meno, legate a vario titolo al mondo dell’enogastronomia, ci sembrava giusto fornire loro un adeguato, semiserio compendio di vocaboli per raccontare questo universo. Una guida utile quanto il pulsante “condividi” su YouPorn, direbbe qualcuno. Magari è così, ma il Forchettiere è mio e decido io, eccheccavolo.

A di “Apericena” – È un Comune italiano di 13.411 abitanti della provincia di Foggia in Puglia. Fa parte del Parco Nazionale del Gargano ed è noto per la presenza di cave della cosiddetta pietra di Apricena. Ah, intendevate “apericena”? Mi spiace, mai sentito…

B di “Barrique” – È uno dei formati classici delle botti, con una capienza di 225 litri. Salvo rari casi, l’uso eccessivo trasforma il vino in una spremuta di legno. In situazioni adeguate è possibile assistere all’abuso impunito dell’aggettivo “barriccato”, che richiama a personaggi mistici come lo stilista Rocco Barroque o lo scrittore Alessandro Barrique.

C di “Confit” – È un sistema di cottura utilizzato specialmente per verdure, ma anche animali grassi come oche e anatre. Consiste nel cuocere in forno a lungo e molto dolcemente nel proprio grasso, che ricopre l’ingrediente e ne favorisce la conservazione. Un po’ come succede a qualcuno sdraiato sotto il sole d’estate.

canicola_1

D di “Degustazione” – Quando Eva accostò la bocca alla mela è l’addento, stando alle cronache del tempo, effettuò la prima degustazione della storia (pagata a caro prezzo). Oggi con tale termine si definisce l’atto del mangiare stando attenti a ciò che si mangia. E possibilmente prendendoci (de)gusto.

E di “-erìa” – In principio erano la yogurteria. I primi segnali della rivoluzione semantica sono arrivati con la spaghetteria, poi sono arrivate – in ordine sparso – la tripperia, la griglieria, la polpetteria, la creperia, l’hamburgeria, la fassoneria e così via. Restano stazionarie le quotazioni di macelleria e fiaschetteria, mentre panineria ha preso il posto della paninoteca anni ’80. Per chi ama le grosse pietre (e i cappucci) c’è la massoneria.

F di “Franco Cantina” – Ufficialmente indica che il prezzo del vino è quello praticato direttamente nell’azienda vinicola, e non da un rivenditore o un enotecario. Ufficiosamente, il signor Cantina Francesco da Cisliano si sta stancando di sentirsi chiamato in causa così spesso (un po’ come il signor Verdirame Augusto da Brescia) e minaccia querele.

Schermata 2016-03-12 alle 20.32.53

G di “Gastro-pub” – L’etimo è solo apparentemente slegato al corpo umano: “gastro” indica lo stomaco, “pub” è ovviamente una contrazione di pube. Ergo, il gastro-pub è un antesignano dello stranguglione, ossia il movimento di viscere che parte dallo stomaco e attraverso la già citata contrazione di cui sopra, termina in zona pub(e). Secondo qualcuno è anche un locale fighetto, ma gli studiosi sono gastro-scettici al riguardo.

H di “Accattivante” – Hde che certi Httivanti appuntamenti Hlappino partecipanti che si Hlcano al buffet, non c’è bisogno che sia l’Hdemia della Crusca a ricordarcelo.

J di “Julienne” – È un tipo di taglio utilizzato in cucina, che consiste nel tagliare la preparazione in filetti o fiammiferi. Il contesto in cui usare questo termine è poco chiaro: azzardando un “Prendiamo una zucchina alla Julienne?” tutti guarderebbero la povera Julienne (Moore?) immaginandola impegnata a trovare modi alternativi di passare le fredde, solitarie notti invernali.

K di “Km 0” – Può indicare due cose: o la scelta di prodotti coltivati e raccolti entro poca distanza dal luogo in cui vengono consumati, oppure la distanza che potrete percorrere in auto senza aver pagato il conto uscendo dal ristorante di “Gennaro o’ vibrione”

mqdefault

I di “Influencer” – Tenete pure al loro posto i termometri, l’influenza non c’entra. O almeno non quella lì. Per influencer si intende colui che, mangiando e bevendo a spese altrui, può offrire a quest’ultimo un ritorno in termini di potenziali acquirenti. Insomma, se uno mi vede mangiare un wurstel e pensa che io sia uno che ne capisce, potrebbe farsi venir voglia di mangiare quella marca di wurstel lì. O rinsavire.

L di “Location” – Per i foodies, è la parola per antonomasia. Usata per indicare qualsiasi luogo fisico sulla superficie terrestre: a volte può avere un “contemporary mood”, in ogni caso è sempre suggestiva e rappresenta una splendidacornice (tutto unito, sennò non vale) per ogni tipo di situazione sociale.

M di “Malolattica” – Fermentazione successiva a quella alcolica (l’acido malico si trasforma nel più delicato acido lattino, permettendo di ottenere un vino più morbido ed equilibrato, persistente e corposo), è una cartina al tornasole per capire se il vostro interlocutore capisce davvero di vino. Se dite “amarolattica” e lui annuisce sornione, è fatta.

N di “Nota di cane bagnato” – Tra i più arditi esempi della terminologia usata per descrivere il profumo di un vito, richiede lo sforzo di tornare indietro con la mente a quella volta che decideste di fare il bagno a Fido con lo shampoo alle ortiche. Una scelta che portò a lui il dileggio degli altri quattrozampe, a voi una sonora legnata.

cane-bagnato-digrigna-i-denti

O di “OGM” – Per i più colti sono gli Organismi Geneticamente Modificati, per i più sprovveduti – a seconda delle circostanze e dal contesto – può significare “Osservo Grandi Meloni” oppure “Operazione Giovani Marmotte”o ancora “Oh, Grossa Merda”

P di “Pilaf” – Il pilaf è un sistema di cottura del riso, attraverso il quale si ottiene un composto con chicchi sgranati. Il suo antenato più illustre, Ponzio Pilaf, era uno che della cottura del riso se ne lavava le mani.

Q di “Quiche” – Torta salata che prevede lo stampo foderato con sfoglia o brisèe. Dalla preparazione si vede la mano dello chef, dalla pronuncia corretta se ne vede la padronanza della lingua. Da non confondersi con cliché o kitch né (per gli amanti delle bollicine) con Clicquot.

R di “Resident chef” – Semplicemente, lo chef di un ristorante. Perché resident? Perché fa figo dirlo in inglese (magari per distinguerlo dal “temporary chef”che oggi c’è e domani chissé). In fondo mica si poteva usare l’italiano “il-tizio-che-sta-dietro-i-fornelli-tutti-i-giorni”.

S di “Strippare” – Gli studiosi riconoscono tre significati: a questo termine: da un lato l’atto del portare la lingua al palato con labbra strette e semi aperte aspirando al contempo aria per degustare l’olio; dall’altro, mangiare fino all’inverosimile e senza ritegno all’ennesimo evento mondano della settimana. Infine, seguire l’esempio del nostro amico orsetto spogliarellista:

stripper

T di “Terroir” – Il terroir è un’area ben delimitata dove le condizioni naturali, fisiche e chimiche, la zona geografica ed il clima permettono la realizzazione di un vino specifico e identificabile mediante le caratteristiche della propria territorialità. “Un’operazione da paura”, insegna il maestro del terroir Dario Argento. “Ma il vino viene una bomba”, ricordava lo sceicco del terroir Osama Bin Laden

U di “Uovo del centenario” – Nella cucina cinese è un tradizionale metodo di conservazione uova, attraverso la fermentazione dell’uovo d’anatra per 100 giorni in un composto di acqua, sale, carbone e ossido di calcio. Oppure, se in famiglia potete annoverare un ultracentenario, quello sarà un modo carino e inoffensivo per riferirsi ai suoi calcoli renali.

V di “Verticale” – Il neofita lo riconosci da questo: lo inviti a fare una verticale e lui si presenta all’appuntamento in tuta da ginnastica e tappetino, pronto a mettersi a testa all’ingiù. Il colmo è quando poi, da quella posizione, vuole iniziare ad assaggiare vino sfidando diverse leggi della fisica

Z di “Zinfandel” – Vitigno originario della California, dall’alta gradazione alcolica e dall’altissimo coefficiente di difficolta negli abbinamenti, è l’autentica cartina al tornasole per capire se l’interlocutore si intende di vino. Provate a chiedergli da quanto non si fanno uno zinfandel: lui abbasserà gli occhi imbarazzato, e voi e vi sarete fatti un nemico per la vita.

Rimani aggiornato: iscriviti!

ARTICOLI SIMILI

Gli chef Shimpei e Sayuri hanno sposato la linea biologica e 'green' del ristorante agricolo 'Sale' di Poggio ai Santi, affacciato sulla Costa degli Etruschi

DELLO STESSO AUTORE

Continua a leggere

Mixology, l’ultima frontiera: alla cocktail week di Udine il pairing con gli insetti

Udine: torna la Cocktail Week tra guest con barman di spicco, cene in stile asiatico, tattoo, ikebana e… pairing con gli insetti: dal 25 aprile al 2 maggio ricco carnet di appuntamenti all’insegna delle contaminazioni sensoriali col mondo orientale. Ecco tutti gli eventi

Fiesole, tre fil rouge per il menù d’esordio di Antonello Sardi al ristorante Serrae

Il menù d'esordio dello chef fiorentino al ristorante Serrae dell'hotel Villa Fiesole - nell'omonima cittadina - punta sull'uso di fondi diversi, su sapori netti e sulla valorizzazione dei vegetali del territorio

Dove mangiare all’aperto a Roma? Otto locali tra pop e gourmet

Tra le tante opzioni che riserva Roma, abbiamo selezionato otto ristoranti dove poter mangiare all’aria aperta e godere di ottimi menu stagionali sotto il cielo della città eterna.