Non era impresa semplice, mettersi a produrre del Pinot nero nel Chianti Classico. C’è riuscito – con buon successo di critica e pubblico, a distanza di 10 anni dalla prima annata de “La Pineta” – l’enologo Alessandro Cellai a Podere Monastero a Castellina in Chianti. Ecco la sua storia
Hai voglia a ragionare per dogmi, nel mondo del vino. L’intuizione vincente, specie se hai a fianco un nome come Giacomo Tachis, arriva quando si esce dalla strada maestra e si percorrono sentieri paralleli. Ad esempio, chi avrebbe detto che nel cuore del Chianti Classico qualcuno sarebbe riuscito a produrre Pinot nero (rectius, un gran bel Pinot nero)? C’è riuscito l’enologo Alessandro Cellai di Podere Monastero, che ha celebrato le prime 10 annate (dal 2006 al 2015) del suo “La Pineta” biodinamico.
Un sogno, il suo, che risale a inizio millennio: era il 2000 quando Cellai decise di compiere questa sorta di eresia vinicola, aggiungendo alla Pineta il “Campanaio”, un taglio bordolese (metà Cabernet sauvignon e metà Merlot), con l’appoggio dell’enologo Giacomo Tachis. A distanza di un decennio da allora, con in tasca premi e riconoscimenti ottenuti, il pensiero di Cellai va proprio a uno dei guru del vino toscano: «Manca solo lui qua — ha ricordato — avevamo progettato questa degustazione assieme ma sono sicuro che ci seguirà e si godrà lo stesso la serata dal cielo. Sono felice e orgoglioso di aver raggiunto questo traguardo, per il quale mi sento in dovere di esprimere profonda gratitudine a tutte le persone che mi hanno dato coraggio e mi hanno supportato nei momenti nei quali sembrava un miraggio raggiungere il decennale».