A Bolzano pulsa il cuore di “Palato Italiano”, un progetto dedicato alla gastronomia nazionale: si parte con un database di 16mila ricette (web 3.0, peraltro), si continua con le lezioni di cucina in teleconferenza e il cerchio si conclude con l’esperienza sul campo per scoprire le storie dietro produttori e territori
L’obiettivo è senza dubbio ambizioso, e più che sulla quantità – non secondaria, con un portfolio di 16mila ricette – punta sulla qualità. Non tanto e non solo quella delle materie prime indicate, quanto piuttosto del linguaggio stesso in cui è stato pensato ormai una decina d’anni fa: il database “Scrinium” di Palato Italiano – l’azienda di Bolzano a metà strada tra una scuola di cucina e un hub delle eccellenze italiane a tavola – è infatti stato programmato per rispondere alle domande dell’utente del web 3.0. In altre parole, e in estrema sintesi, un gigantesco ricettario che non funziona per mere parole chiave, ma che è in grado di dare risposte alle domande in linguaggio naturale, ben più complesse da un punto di vista semantico. Motori di quest’avventura sono i coniugi Nadia e Luciano Bertani, la cui passione per le produzioni made in Italy di qualità li hanno portati a iniziare a raccogliere ricette delle cucine regionali, coinvolgendo chef e professionisti e aggregando i risultati in una vera e propria rete semantica. In non poco tempo si arriva a “Scrinium”, e le domande cominciano a moltiplicarsi. Come utilizzare questo immenso patrimonio di informazioni senza ridurlo a un mero ricettario? Come creare una community che ne tragga giovamento e come arricchire l’esperienza di chi vuole accedervi? Come aiutare l’utente a raccapezzarsi in quel mare magnum di informazioni?
Le risposte a queste domande sono ciò che ha marcato la differenza con ogni altra start-up del settore culinario. Partendo da quel database nasce così nel 2013 il “Palato Italiano”, un club gourmet gratuito (per il momento, almeno) dove le ricette italiane sono soltanto il punto di partenza. Queste diventano infatti la chiave per attirare l’interesse degli appassionati – soprattutto quelli d’oltre confine – e di metterli in contatto sia con i produttori sia con uno chef, dando vita a un hub gastronomico a 360 gradi. Ecco così le lezioni di tele-cooking, ossia di cucina a distanza. Ecco la tecnologia che fa sì che un produttore possa essere “interpellato” in ogni momento per raccontare i propri segreti. Ecco, come ultimo tassello del puzzle o come anello finale della catena, i pacchetti turistici tailor made ad elevato tasso di storytelling esperienziale. Tutte cose che magari sono già presenti sul mercato, ma non insieme e non con un così alto livello di qualità, attenzione e cura degl dettaglio. Elementi, questi, agevolati dal fatto che il core business della famiglia è altrove, nel campo dei trasporti internazionali: possibile quindi muoversi sul fronte del progetto “Palato Italiano” (un investimento da oltre 4 milioni di euro) in un’ottica più lungimirante, con uno spirito quasi mecenatistico verso produttori di nicchia.
Vediamo una per una le diverse sfumature di ciò che da “Scrinium” è diventato il ventaglio di “Palato Italiano”. Partiamo proprio dalle lezioni di cucina a distanza, ovviamente personalizzabili a seconda delle esigenze di ognuno dei 500 membri già iscritti (in gran parte provenienti da Europa, Stati Uniti e Giappone): un sistema di monitor, cabine di regia degne di un’emittente (non a caso la tecnologia è stata sviluppata da Cisco) riesce a far sì che lo chef – il quarantenne Filippo Sinisgalli, già all’Armani Hotel di Dubai e socio di EuroToque – possa insegnare i trucchi del mestiere in remoto, da uno schermo a una platea attrezzata di massimo 8 persone, con tanto di personale pronto a intervenire in caso servisse un ausilio fisico agli aspiranti cuochi. La distanza tra Bolzano e una filiale come quella di Miami si annulla in un attimo, insomma. Basti pensare che lo chef è visibile ai suoi allievi a grandezza naturale. Il costo? Circa 400 euro a persona.
Oltre a insegnare come cucinare i prodotti del made in Italy, però, “Palato Italiano” punta a far conoscere nel dettaglio le produzioni d’eccellenza che continua a cercare in giro per la penisola con pazienza e dedizione. Per entrare a far parte delle referenze dell’e-commerce non basta che un’azienda abbia in carnet un buon prodotto, ad esempio, ma serve un’assoluta omogeneità di produzione e la disponibilità a raccontarsi, o a Bolzano o in loco. Per circa 10 giorni l’azienda porta infatti una troupe televisiva nell’azienda del singolo produttore e costruisce intorno a ciò una video-storia di artigianalità gastronomica da raccontare all’utente finale per farlo innamorare del prodotto che sta per acquistare (pasta, formaggi, salumi, conserve, aceto, riso e vini).
Ultimo tassello di “Palato Italiano” è la creazione di pacchetti di viaggi tailor-made per chi vuol venire in Italia a conoscere prodotti, produttori e territori. Si tratta di Explorabo, a metà strada tra il turismo esperienziale e il gastro-turismo: soggiorni in Italia alla scoperta di luoghi unici, dell’Italia gastronomica più insolita e autentica.