È uscito in libreria il libro “L’uomo che sussurra alle alici” di Pasquale Torrente, lo chef che ha saputo valorizzare le alici di Cetara trasformandole da prodotto locale a icona glamour del Sud gastronomico, in 28 ricordi e 32 ricette
Ha preso le alici, il prodotto di sussistenza di Cetara – paese di pescatori ai margini dei fasti della Costiera Amalfitana, un angolo d’Italia ancora nascosto agli occhi dei più – e lo ha trasformato in un’icona glamour della gastronomia campana. Glamour perché nobilitare la colatura del pesce azzurro non era operazione semplice né scontata, che però ha aperto a Pasquale Torrente le porte dell’olimpo della gastronomia nazionale.
Le ricette e i ricordi di Cetara, che sotto l’onda lunga delle alici è diventata a sua volta una meta gourmet, sono al centro del volume “L’uomo che sussurra alle alici” (ed. Catering, 144 pag) e definiscono il piccolo mondo antico di Pasquale Torrente, dove la vita scorre con semplicità mescolando i ritmi delle persone con quello del mare. Quella Cetara che Pasquale ha riscoperto dopo essersene allontanato per lavoro: “Quando hai viaggiato, quando hai aperto uno, due, tre locali in giro per l’Italia, senti che ti manca qualcosa. E torni!” racconta l’autore, ricordando che si tratta di un amore a doppio senso, come una strada: “Cetara non ti abbandona. Chi ci è nato lo sa”.
Il libro, che ha una marcia in più grazie alle foto di Andrea Moretti – uno che quando si tratta di tirare fuori l’essenza di qualcosa usando una macchina fotografica, è come invitarlo a nozze – passa in rassegna i luoghi di Pasquale Torrente (da Marsiglia a Instanbul, da Volterra a Venezia all’America) e le sue passioni, gastronomiche e non: c’è il calcio, di cui Pasquale è stato una promessa, così come Festa a Vico o il Refettorio di Parigi accanto a Bottura, Yannick Allèno e Alain Ducasse.
Un volume che si legge con leggerezza, oscillando tra i 28 ricordi e le 32 ricette che disegnano il cuore vivo di Cetara, i suoi profumi e sapori. Un viaggio nei ricordi delle lasagne di mamma Gilda (da spazzolare il lunedì all’indomani della vittoria della squadra del cuore) o della pasta al pomodoro di nonna Marietta, dove si sono formate le basi di Pasquale, o ancora del calamaro ripieno a “salvare” una viglia di Natale lontana da casa o nella “genovese” che era un requisito indispensabile tra le abilità di ogni donna in cerca di marito.
Nonostante la vita e gli affetti di Pasquale Torrente sembrino avere un ruolo preponderante, le vere protagoniste del libro sono le alici e le loro molteplici varianti: marinate, alla scapece, con la provola, arrosto, alla marinara, alla piattella, salate e poi, ovviamente, con la loro colatura. “Le barche uscivano due volte in un giorno. Si facevano pesche miracolose” racconta Torrente, spiegando come le alici pescate la sera avessero un prezzo diverso di quelle della mattina. “Ogni pescatore portava a casa la sua cassetta che condivideva con i vicini di casa”.
Dalla colatura al fritto perfetto, le abilità di Pasquale Torrente gli hanno aperto le porte della cucina che conta e ottenuto il riconoscimento dei grandi chef, da Massimo Bottura a Pino Cuttaia, da Moreno Cedoni a Gennaro Esposito. Ecco perché anche a Firenze, all’hotel NH Porta Rossa, sono venuti in tanti ad abbracciarlo e a sentirlo raccontare la sua fatica letteraria: Alessandro ‘Ino Frassica, Luca Cai, Cristiano Savini, la chef Karime Lopez e via così, con tanti amici, nella chiacchierata con Giuseppe Calabrese (Repubblica) con le foto di Luca Managlia. “Hasta la colatura di alici di Cetara siempre!”