domenica 28 Aprile 2024
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Perché a Halloween s’intagliano le zucche?

Facciamo chiarezza sulla storia di un rapporto che viene da (non troppo) lontano.

Ottobre da sempre divide gli animi fra chi sente la mancanza del caldo, scomparso dopo mesi in cui ci ha costretti a vivere in apnea, e chi è già pronto con tisane e copertine all’imminente arrivo del Natale. Ad anticipare quest’ultimo però c’è una ricorrenza che piano si è ritagliata il suo spazio nei calendari europei, Halloween. E non c’è Halloween senza zucca.

Foto di Annie Spratt su Unsplash

In un rapporto quasi simbiotico, è impossibile non collegare la zucca – regina indiscussa delle tavole autunnali – ad Halloween, festività entrata a gamba tesa nelle tradizioni europee direttamente dalla tanto lontana quanto vicina America. La zucca sta vivendo di una popolarità extra culinaria, ai limiti forse del paradosso. Da simbolo di Halloween a principale ortaggio aesthetic che per tutto l’autunno colora il feed di Instagram e Facebook, dalle pumpkin experience ai pumpkin garden.

Tutta questa fama rischia però di far dimenticare la vera storia di questo versatile ortaggio e di confondere le acque, già torbide, delle tradizioni e leggende ad esse legata. È quindi il caso di fare qualche passo indietro.

L’origine della zucca è controversa e affonda le sue radici molto secoli addietro, circa 8000 anni fa, quando, importata dall’India, iniziò ad essere coltivata da Egizi, Arabi, Greci e Romani. I suoi scopi ben presto si moltiplicarono, uscendo dai canoni alimentari, passando da contenitore per latte, cereali e sale (da qui nasce la metafora dell’ “Avere sale in zucca”) a stoviglie fino ai più fantasiosi strumenti musicali. Parliamo di una zucca molto diversa rispetto all’immaginario collettivo moderno, essa infatti era lunga e dalla forma fallica.

Foto di Annie Spratt su Unsplash

È solo grazie a Cristoforo Colombo che in Europa iniziano ad arrivare dal nuovo continente zucche tonde e dalle nuances aranciate. Queste però non godettero di buona fama e anzi vennero rilegate ad alimento di basso rango usato dalla plebe per sfamarsi. Il motivo di questo rigetto è facile, e rimanda immediatamente ad un altro modo di dire: non si poteva considerare pregiato un frutto pieno solo di semi e senza polpa, insomma una “zucca vuota”. Le carestie fecero però crollare i pregiudizi delle famiglie abbienti e alzare esponenzialmente le quotazioni del grande frutto a forma di testa.

Da sempre la zucca è stata la protagonista di miti e leggende, colorando non solo le tavole autunnali ma anche le tavolozze dei ricordi di tutti. Da Jack testa di Zucca, lo spaventapasseri de “Il Mago di Oz” a Charlie Brown in Peanuts che spesso si trovava a girovagare immerso in campi di zucche. Sicuramente la relazione più famosa è quella che la lega ad Halloween, ma anche in questo caso abbonda la confusione.

Contrariamente a quanto si possa pensare questa tradizione nasce in Irlanda, intorno al 500 a.C.: qui le popolazioni locali erano solite festeggiare la “fine dell’estate” lo “Samhain”. L’ultima notte di ottobre venivano spenti tutti i fuochi tranne i focolari dei druidi, i quali avrebbero dovuto allontanare gli spiriti dal prossimo raccolto. Con l’arrivo del cristianesimo in terra celtica la tradizione mutò senza scomparire, il rito fu traslato alla vigilia del giorno di Ognissanti e gli irlandesi per consentire al fuoco di superare la lunga notte cominciarono a intagliare grosse patate, scavandole dall’interno e inserendo dentro i piccoli fuochi. Nacque così la tradizione della notte di “All Hallows’eve” che in italiano si traduce letteralmente come “la vigilia di Ognissanti” mentre nell’abbreviazione inglese diventò presto “Halloween”.

L’ingresso della zucca in questa usanza è da ricercare molti secoli dopo, nell’800, quando la popolazione irlandese fu costretta ad emigrare in America a seguito di una grave carestia del loro alimento principale, la patata. Fu in quel momento che la tradizione, forte di radici profonde, mutò ancora. Le patate furono sostituite dalle grandi zucche che per facilità di lavorazione resero possibile l’aggiunta di altri segni, tutti volti ad allontanare gli spiriti funesti. Ben presto il rito di intagliare le zucche si espanse a macchia d’olio, dapprima in America e poi piano in tutto l’occidente trasformando quelle che erano le tradizioni di un territorio ben preciso in un “enorme festicciola” della paura, globalizzata e senz’anima.

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Antonio Galdi
Antonio Galdi
Antonio Galdi, classe 00, si laurea nel 2022 in scienze gastronomiche mediterranee presso l’università di Napoli Federico II. Inizia a lavorare come aiuto cuoco in vari alberghi e ristoranti ma dopo un master in critica enogastronomica, inizia a pubblicare i suoi primi articoli. Adora la cultura pop legata al cinema, alla musica e alla letteratura italiana.

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