sabato 27 Aprile 2024
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Vino: Sassotondo, una storia d’amore targata Maremma

Carla Benini e Edoardo Ventimiglia. Marito e moglie sono, infatti, gli artefici di un sogno visionario chiamato Sassotondo, nel cuore della Maremma. Un luogo unico nel quale, dagli anni Novanta, hanno fatto rivivere il Ciliegiolo, recuperandolo alla storia.

La storia di Sassotondo, radicata a Sovana, in un luogo ricco di suggestione e dal fascino segreto, parte nel 1989 in occasione del primo anniversario di matrimonio fra Carla Benini, agronoma trentina che rilegata ad una vita da ufficio sognava la campagna, e Edoardo Ventimiglia, documentarista romano appartenente ad una dinastia storica del cinema. Stanchi della frenetica vita di città, i due hanno trovato un buen retiro in una vecchia casa colonica diroccata nella Maremma toscana. Intorno una folta macchia, sentieri che conducono alle terme di Saturnia e alla Sovana etrusco-medievale, ma c’era molto poco di quello che oggi è l’azienda vitivinicola: un ettaro di vigneto, 72 ettari di terra abbandonata per anni. Poi però, gradualmente, seguendo intuito e passione le cose si sono evolute.

Particolare anche la scelta di puntare sul Ciliegiolo come racconta Edoardo: «Noi lo abbiamo trovato in un vigneto di circa tre ettari nella zona di Pitigliano che abbiamo acquistato nel 1991, impiantato nel 1960. Il Ciliegiolo era il vitigno prevalente, ma in tempi passati non si pensava che potesse dare buoni risultati. Qui lo chiamavano genericamente e spregiativamente “dolciume”, facendo riferimento al gradevolissimo sapore dell’uva che certamente era contrapposto ad una pessima qualità in vinificazione». Dopo un attimo di incertezza e grazie al consiglio lungimirante dell’enologo Attilio Pagli, che tutt’ora segue la produzione di Sassotondo, decisero di cimentarsi in questa sfida. Si partì proprio da quei primi ettari di vigna: la vigna di San Lorenzo a Pitigliano, diventato poi bandiera della produzione dell’azienda. Risale al 1997 la prima vinificazione con etichetta aziendale, condotta con i metodi dell’agricoltura biologica (certificata dal 1994).

Oggi Sassotondo si estende su circa 13 ettari di vigneto, dai quali si producono in media 50.000 bottiglie di vino l’anno, suddivise in 13 etichette che comprendono diverse sperimentazioni e cinque tipologie di Ciliegiolo, fra queste spiccano San Lorenzo, cru di Ciliegiolo Maremma Toscana Doc, bandiera di Sassotondo, prende il nome dalla storica vigna di San Lorenzo. Vinificato da uve selezionate e raccolte manualmente da allevamento a guyot biologico. Fermentazione e macerazione durano da 15 a 20 giorni prima che il vino maturi per 18/24 mesi in botti di rovere di slavonia. Il San Lorenzo è posto in commercio dopo 12 mesi di affinamento in bottiglia ed è caratterizzato da un colore rubino profondo, che denota già alla consistenza un estratto importante. All’olfatto domina la ciliegia, ma associata a ribes nero, speziato di pepe, chiodo di garofano che si ripropongono poi anche al gusto. In bocca è elegante, bilanciato e di buona persistenza; non un vino muscolare, ma di grande freschezza e bevibilità.


C’è poi Isolina, un toscana bianco costituito prevalentemente da Trebbiano, con Sauvignon e Greco. Il pigiato subisce una macerazione con le bucce di circa 12/24 ore. La fermentazione, senza lieviti aggiunti, può durare per oltre due mesi in acciaio nella nostra fresca cantina scavata nel tufo. Al termine della fermentazione il vino viene lasciato sui lieviti per altri due mesi e quindi assemblato. È un vino di colore giallo paglierino carico, con freschi profumi mentolati, fiori e frutti bianchi; secco, sapido, di buon corpo e lunga persistenza. Si presta a un lungo invecchiamento e dopo qualche anno presenta sentori di idrocarburo.

E ancora Poggio Pinzo, Maremma Toscana Doc 2020, che racconta al meglio due dei progetti principali dell’azienda: la ricerca sulle potenzialità del vitigno ciliegiolo, con l’impiego di tecniche di vinificazione più diverse e la ricerca sulla potenzialità dei suoli vulcanici, con la consulenza dell’agronomo Pedro Parra. Questa selezione di uve prende il nome da un micro-terroir individuato da Pedro Parra nella vigna senza fine e caratterizzato dalla presenza di scorie dell’eruzione del vulcano Poggio Pinzo, vicino al lago di Bolsena. La vinificazione avviene in giare di terracotta della capacità di circa 7 – 8 hl, dove fermentano le uve diraspate. A fermentazione ultimata, le giare vengono colmate e chiuse e il vino rimane a macerare con le bucce fino alla vendemmia successiva, cioè per circa 11 mesi. Quindi si pressa, si lascia ripulire un po’ in acciaio e si imbottiglia. Alla vista si presenta con un rosso rubino vivace e al gusto è intenso e persistente e alle note olfattive (ciliegie sotto spirito, mirto e foglia d’acacia) unisce sapidità e un frutto inaspettato.

Concludiamo con Monte Calvo, Maremma Toscana Doc 2021 e figlio degli stessi studi fatti con Pedro Parra su di un altro poligono all’interno del vecchio vigneto San Lorenzo. Vinificato in acciaio con una percentuale di uva non diraspata procede il suo invecchiamento in botti di legno per circa 12 mesi; il vino viene poi imbottigliato e riposa in cantina per circa 6mesi prima di essere posto in commercio. Colore rosso rubino con riflessi violacei, al naso esalta note di erbe aromatiche, curcuma, iris, una nota selvatica.

Alle etichette in commercio Sassotondo aggiunge il progetto Ritorno, Etna Bianco Superiore cru di Carricante allevate da uno dei più antichi vigneti della prestigiosa Contrada Caselle, sul versante est delle pendici dell’Etna. Il nome Ritorno non è casuale: Gaetano Ventimiglia, infatti, nonno di Edoardo era proprio catanese e, nel legame stretto con la città dell’Elefante c’è quindi, nell’animo del nipote, la voglia di scoprire il proprio passato e la propria origine. In questa iniziativa è fondamentale l’aspetto sociale. I proventi delle 200 Magnum numerate, infatti, curate e gestite da Proposta Vini, vanno a sostenere la ricerca dell’Università di Catania sulle cultivar autoctone da custodire, salvaguardare e da far riemergere nella storia della viticoltura dell’Etna e del nostro paese, promossa dall’Associazione Graspo.

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Antonio Galdi
Antonio Galdi
Antonio Galdi, classe 00, si laurea nel 2022 in scienze gastronomiche mediterranee presso l’università di Napoli Federico II. Inizia a lavorare come aiuto cuoco in vari alberghi e ristoranti ma dopo un master in critica enogastronomica, inizia a pubblicare i suoi primi articoli. Adora la cultura pop legata al cinema, alla musica e alla letteratura italiana.

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