Messico, 22 giugno ’86, allo stadio Azteca di Città del Messico Inghilterra e Argentina si stanno contendendo l’accesso alle semifinali del mondiale, in una partita che ben prima di entrare nella storia è già pregna di storia. Le due compagini infatti vivevano di un’aspra rivalità calcistica dal mondiale del ’66, esasperata dalla guerra delle Falkland combattuta pochi anni prima nel 1982. Il primo tempo, duro e ricco di occasioni, si era concluso senza reti ma nulla lasciava presagire a ciò che da li a poco stava per succedere. Sesto minuto del secondo tempo, il difensore inglese Hodge svirgola e lancia la palla verso la sua porta in quello che si rivelerà essere un cross. Maradona e Peter Shilton, portiere inglese, si lanciarono in un duello impari – oltre 20 centimetri a favore del britannico- che vide però trionfare il pibe de oro colpendo la palla con la mano, di dio ovviamente, è uno a zero.
La leggenda de “La Mano de Dios” ha fatto discutere per anni sfociando, come tutte le cose che fanno discutere, in tutte le forme d’arte. Dalla musica ai musei fino ai film, ultimo in elenco il candidato all’oscar “È stata la mano di Dio” diretto da Paolo Sorrentino e ora si trasmuta in pizza grazie al pizzaiolo Ciro di Maio.
Nato a Frattamaggiore, un comune del Napoletano, in piena scia col mito di Maradona nel 1990, lavora fin da giovanissimo nella ristorazione fino alla svolta: nel 2015 trova un lavoro da pizzaiolo per una grossa catena in Lombardia, che riesce a rilevare insieme a sei soci, fino a diventare titolare unico. Inizia così l’avventura “San Ciro”, il suo locale a Brescia che oggi impiega una quindicina di persone ed è noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina.
Ciro idolatra Maradona e ascoltando le sue canzoni ha deciso di creare la sua versione de la “Mano de Dios”: una mano di impasto che tiene sul palmo una mozzarella di Bufala campana dop di Mondragone, ultimata da una scarpetta di pomodorini datterini, basilico fresco in uscita e olio dop Terra di Bari a sigillare una pizza unica, semplice ed emozionante. Ciro ha presentato sui social la propria idea con un video nel quale racconta in napoletano la propria creatura, in pochi minuti ha ricevuto centinaia di like portandolo a diventare virale, come capitato anche ad altri video di Ciro che ha commentato così l’accaduto: “Amo Napoli, amo Frattamaggiore, amo la mia terra, amo Maradona e per questo ho deciso di creare questa pizza, per dedicarla alla mia gente e a chi ama la pizza. La mozza rella sul palmo della mano è come il mondo, come se il mondo stesso fosse capace di esser bloccato dalla Mano de Dios, dalla mano di Maradona che tutti abbiamo amato”.
Ciro però è molto più di un pizzaiolo e seguendo le orme del padre, nel volontariato e nell’aiuto dei giovani tossicodipendenti, nei primi mesi del 2023, ha insegnato l’arte della pizza ai detenuti del carcere Canton Mombello di Brescia, grazie a un progetto sviluppato in collaborazione con Luisa Ravagnani, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Brescia, e sostenuto dalla direttrice del carcere, Francesca Paola Lucrezi.
E proprio come Fabietto, protagonista di “È stata la mano di Dio”, scampava all’incidente mortale che ha coinvolto i genitori perché “c’era Maradona allo stadio e non sono andato” così Ciro Di Maio, nel nome del mito prova a regalare un futuro diverso a queste persone. Perché in fondo, quella di Maradona, è per un po’ per tutti la mano di Dio.