venerdì 26 Aprile 2024
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Querceto di Castellina, la scommessa (vinta) del “bio” Livia

Dal 2008 ha puntato sulla viticoltura biologica, e adesso i frutti raccolti danno segnali che la strada intrapresa da Querceto di Castellina è quella giusta. Lo conferma il proprietario dell’azienda di Castellina in Chianti, Jacopo Di Battista, che si coccola le prime due annate di “Livia”, il bianco che riunisce in parti uguali Viogner e Roussanne. Il vino è dedicato alla nipotina di Jacopo nata proprio durante la vendemmia: una circostanza che è ricordata in etichetta, di ispirazione bordolese, dove compare l’impronta del piedino della piccola appena venuta alla luce. Fresco e con un’acidità particolarmente equilibrata, “Livia” mostra importanti progressi già dalla prima alla seconda annata e le premesse ci sono tutte affinché possa seguire l’esempio degli altri vini in produzione, dal “Belvedere” al “Podalirio” fino a “L’Aura”, dedicato alla madre di Jacopo e Filippo Di Battista.

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Abbiamo colto l’occasione per una verticale di “Belvedere” (dal 2006 al 2010), il vino di punta dell’azienda, una riserva realizzata proprio dal 2006 nel cui uvaggio finiscono i migliori grappoli del vigneto più rappresentativo di Querceto di Castellina. Il 2006 e 2007 hanno Sangiovese e Merlot in proporzione 85%-15%, mentre gli ultimi tre cedono un ulteriore 5% a vantaggio del Sangiovese. Allo stesso modo, le prime due annate sono state affinate 12 mesi in bottiglia dopo 18 mesi in barrique francesi, mentre le ultime tre si sono divise tra la barrique per il Merlot e il tonneau per il Sangiovese. Il risultato è un vino che evolve in maniera importante, aggiungendo di anno in anno maggiore struttura e complessità. La trama tannica è sempre più gradevole, col passare delle annate, e il Merlot svolge bene la sua funzione di mitigare le spigolosità del Sangiovese in maniera elegante, senza rendersi eccessivamente protagonista. Se il 2009 e il 2010 hanno ancora margini di evoluzione, forse è il momento giusto per stappare il 2007 e il 2008. Un cenno all’etichetta, vagamente retrò, colorata e vivace: è ispirata alle auto e richiama la passione di Jacopo per le quattro ruote. Apprezzata anche all’estero, tranne in Svezia: “Qui – speiega – un cavillo legale impedisce di accostare l’alcol alla guida persino in questo modo, per cui siamo stati costretti a modificarla con una nuvola di fumo, lasciando scherzosamente intuire che le auto fossero appena passate”.

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Come detto, dal 2008 Querceto di Castellina usa tecniche biologiche per gestire sia il vigneto che l’oliveto: “Questa scelta – conferma Jacopo Di Battista – è stata dettata dalla volontà di produrre vini di alta qualità senza però ricorrere a trattamenti chimici o ad alterazioni dell’ambiente circostante”. Già, l’ambiente: l’azienda conta su 11,5 ettari di vigneti, di cui 11 iscritti all’albo del Chianti Classico. Il Sangiovese copre l’80% della superficie vitata, seguito dal Merlot, qualche filare di Colorino e 3000 piante di Viogner e Roussanne.

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