venerdì 26 Aprile 2024
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Ricette dal (prossimo) futuro: tagliata di mammut al profumo di ginepro

Ci sarà da aspettare ancora forse qualche generazione, ma siamo sulla strada buona per poter far gustare ai nostri pronipoti una tagliata di mammut o un ragù (più difficile vedo preparare le costolette, ma transeat…). Ecco come

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Ci sarà da aspettare ancora forse qualche generazione, ma siamo sulla strada buona per poter far gustare ai nostri pronipoti una tagliata di mammut o un ragù (più difficile vedo preparare le costolette, ma transeat…). Lo spunto per questo divertissement gastronomico arriva da una notizia pubblicata qualche giorno fa dai media di tutto il mondo: su una remota isola a nord della Siberia alcuni ricercatori hanno trovato una carcassa di mammut da cui è stato possibile ricavare una discreta quantità di sangue. Qui l’articolo integrale. Ma il punto è un altro: sfruttando suggestioni da Jurassik Park e scavando nelle reminiscenze scolastiche delle superiori, pare chiaro che il rinvenimento rende molto più vicina la possibilità di riportare in vita i mammut tramite clonazione. Il che, del resto, è l’obiettivo della spedizione congiunta dell’Università di Yakutsk e della sudcoreana Sooam Biotech Research Foundation, organizzazione che lo scorso marzo ha firmato un accordo con l’istituto russo per arrivare alla clonazione di un mammut, che nell’Artico si è estinto circa 4.500 anni fa.

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Secondo gli studiosi il mammut – una femmina di circa 60 anni – è morto intrappolato in una palude. Grazie a questo fatto, la parte inferiore del corpo, la mascella inferiore e la lingua si sono conservate molto bene. Quando gli scienziati hanno rotto il ghiaccio che intrappolava il reperto, hanno visto una sostanza scura che colava dal corpo. Non hanno avuto alcun dubbio: era sangue. Non solo: anche la carne aveva l’aspetto rosso della carne fresca. La parte superiore del corpo e la schiena sono stati mangiati dai predatori, forse quando l’animale non era ancora morto ma solo intrappolato nel fango.

carne di mammut

Ora non ci resta che aspettare la clonazione e l’arrivo di qualche chef particolarmente open-minded. In fondo, è noto che in alcune regioni africane l’elefante – prima che diventasse specie a rischio estinzione – sia stato un piatto prelibato. Inoltre, il buon (forse) mammut ha già fornito cibo e pellicce in abbondanza ai nostri antenati. Non c’è motivo perché quei sapori non possano tornare sulle tavole dei nostri pronipoti, una volta reso il mammut abbastanza comune da non correre il pericolo di scomparire (nuovamente, sarebbe un record) dalla faccia della Terra. Immagino dunque un menù dell’inverno 2118 che offre antipasto di carpaccio di mammut, un primo piatto di pici al ragù e per secondo una tagliata di mammut al sapore di ginepro. L’importanza della ricerca storica si coniuga con quella culinaria: dal momento che questi animali vivevano in ambienti freddi, il condimento e le procedure di cucina dovrebbero essere simili a quelle della cacciagione scandinava.

mammut

Al di là delle battute, qualche anno fa un gruppo di scienziati ha trovato in Repubblica Ceca, quella che sembrerebbe essere stata la prima cucina dei cacciatori di mammut, risalente a 29.000 anni fa. I nostri antenati  avevano già creato delle grosse “cucine” sulle quali arrostivano grossi pezzi dell’antico progenitore degli elefanti attuali. Il barbecue preistorico permette di ricostruire le abitudini di particolari popolazioni europee che vissero, appunto, alcune decine di migliaia di anni fa. Se alcune popolazioni scandinave preferivano cibarsi di carni di renna, c’era anche chi gradiva di più cucinare pezzi giganti di carne. Il modo in cui è stato cucinato il mammut ricorda quello usato da popolazioni dei nostri giorni per questo genere di prede: venne arrostito su una serie di pietre riscaldate al di sotto dal fuoco, sulle quali venivano poste le varie parti dell’animale. Molto probabilmente esisteva anche un luogo in cui la carne veniva bollita, il tutto al riparo di una struttura a forma di tenda. Come in ogni cucina che si rispetti c’erano vari attrezzi come le spatole, lame e seghetti, che servivano per tagliare la carne. Non è chiaro se ci fosse pure un ripieno di frutti di mare: sono numerose le conchiglie ritrovate nella cucina, lavorate per essere utilizzate come ornamenti. Ma può darsi che quel che contenevano venisse cucinato con il resto.

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