Lo chef friulano Stefano Basello ha realizzato del pane ricavandone la farina dalla corteccia degli abeti bianchi e rossi rovinati dal maltempo: un modo per porre l’attenzione sui danni causati dall’ondata di devastazione che ha colpito il Friuli
Un pane realizzato con la farina ricavata dalla corteccia degli alberi, per non far cadere nel dimenticatoio i danni causati al patrimonio boschivo dall’ondata di maltempo che ha colpito il Friuli Venezia Giulia, in particolar modo la Carnia e Sappada, alla fine dello scorso ottobre. È l’iniziativa dello chef Stefano Basello del ristorante “Il Fogolar” di Udine. La tristezza per la devastazione della sua terra – migliaia di ettari di boschi distrutti, a terra oltre un milione di metri cubi di legname – ha toccato anche questo chef che da anni guida uno dei ristoranti più legati all’eredità di storia, tradizione, cultura e valori dell’ospitalità del Friuli Venezia Giulia.
Con l’aiuto del papà e della sua brigata – e il permesso del sindaco di Sappada e delle Guardie Forestali – Stefano Basello si è messo al lavoro per recuperare la corteccia degli abeti bianchi e rossi ed estrarne le parti commestibili per ricavarne una sorta di farina da utilizzare per ottenere del pane non solo buono e croccante, ma in grado di far tornare a vivere un territorio e la sua natura. La corteccia degli abeti, in particolare, influisce sul 20% del totale dell’impasto.
Ecco allora che il pane di Stefano Basello fatto di corteccia interna diventa storia e tradizione. Del resto le farine ricavate da cortecce interne di alberi o radici si producevano già un tempo, quando i contadini le utilizzavano per sfamarsi in quanto molto nutrienti e ricche dal punto di vista organolettico. Per questo pane, caratterizzato da un profumo particolare, viene utilizzato anche lievito madre, con l’aggiunta del 20% di farine di abeti bianchi o rossi, o licheni.