giovedì 25 Aprile 2024
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Tutto sugli arrosticini: alla scoperta dello street food re d’Abruzzo

Icona dello street food, soprattutto in Abruzzo, gli arrosticini sono una pietanza davvero gustosa, molto apprezzata, che può essere preparata in varie circostanze e per ogni genere di evento. Ecco come

In ogni evento gastronomico o party fatto in casa, soprattutto se svolto in Abruzzo o comunque nel centro Italia, non mancano una serie di cibi prelibati tradizionali, tra cui anche i famosi arrosticini. Questi rappresentano una ricetta davvero gustosa, molto apprezzata, che può essere preparata in varie circostanze e per ogni genere di evento: dal pranzo con i parenti alla cena con amici o colleghi di lavoro, passando per le semplici feste gastronomiche casalinghe.

Per poter ottenere degli arrosticini prelibati da far gustare ai propri commensali, si ha bisogno di pazienza, abilità in cucina ed anche di giusti strumenti per realizzarli, tra cui anche un buon cubo per gli arrosticini, con cui prepararli adeguatamente prima della loro cottura finale. Infatti, spesso, il successo di una ricetta gastronomica dipende dall’ottimale preparazione degli ingredienti e dalla loro successiva adeguata combinazione. Ma, per chi non li conoscesse, cosa sono gli arrosticini? Approfondiamo questo argomento.

arrosticini

Arrosticini, una pietanza tipica abruzzese

Conosciuti anche con diverse denominazioni dialettali locali, tra cui anche “rustelle”, gli arrosticini consistono in spiedini di carne di pecora caratteristici dell’Appennino ed in particolare della gastronomia abruzzese. Difatti, essi sono pietanze tipiche connesse alla tradizione pastorale di questa regione e al relativo consumo di carne di origine ovina. Presenti in tutto l’Abruzzo, si sono diffusi in maniera particolare dopo il secondo dopoguerra, nell’area della Piana del Voltigno, tra Pescara, L’Aquila e Teramo.

Come abbiamo detto, gli arrosticini sono a base di carne di pecora o di castrato e si compongono di varie parti o pezzi della prima (tra cui anche il filetto), per la preparazione di quelli tradizionali abruzzesi. Non rappresentano dei semplici spiedini, gli arrosticini infatti si differenziano da tali prodotti non solo per il tipo di taglio della carne, ma anche per come questa sia disposta negli stecchi di legno appositi. Ma da dove deriva questa pietanza gastronomica abruzzese?

arrosticini

Le origini degli arrosticini

Questa pietanza trova la propria origine soprattutto nella pastorizia di tipo stanziale ed in misura minore nella transumanza, un’attività particolarmente diffusa nel corso dei secoli nell’area abruzzese. Secondo la tradizione, gli arrosticini si devono a due pastori del territorio del Voltigno, un’area montagnosa tra Carpineto della Nora, Villa Celiera e Civitella Casanova, in provincia di Pescara. Questi pastori, intorno agli anni ‘30 del XX° secolo, per evitare di sprecare cibo, tagliarono dei pezzi di carne di pecora in piccole porzioni.

Questi pezzettini di carne ovina sarebbero stati poi inseriti su piccoli bastoncini di legno di “vingh”, una pianta spontanea presente nei pressi del fiume Pescara, e poi cotti alla brace all’aria aperta. Col trascorrere del tempo, la bontà di questa pietanza si è diffusa, fino ad oltrepassare i limiti sociali e geografici e divenendo poi una prelibatezza apprezzata non solo in Abruzzo, ma anche in altre regioni del nostro Paese. Al giorno d’oggi, addirittura, gli arrosticini, in alcune località, si trovano anche nei supermercati.

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I tipi di arrosticini

In genere, la tipologia di arrosticini che si trovano diffusamente è quella che presenta cubetti di carne di pecora di circa 1 centimetro, infilati in uno stecchetto di legno (solitamente di betulla o bambù) lungo 20 centimetri. Nel corso degli anni, tuttavia, sono sorte anche alcune varianti, che usano altri tipi di carne ed una diversa preparazione dell’arrosticino. Tutto ciò è dovuto, purtroppo, alla mancanza dell’attestazione di denominazione di origine protetta di tale prodotto.

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Emiliano Wass
Emiliano Wass
Antropologo, docente universitario, consulente editoriale, traduttore e curatore. All'enogastronomia arriva dall'antropologia, convinto che il cibo sia l'unico vero elemento identitario delle persone. Ha svolto lavoro di campo in Messico, occupandosi di diritti e tradizioni indigene. Ha scritto su Finzioni, Doppiozero, Scrivo.me, Distillerie.it.

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