Ci sarà il vino bianco prodotto a Betlemme da Palestinesi e Israeliani, o quello sciamanico ottenuto da un vigneto al confine tra Usa e Messico. Vini da tutto il mondo, e soprattutto le storie dietro ad essi, sono protagonisti di Vini Migranti a Montelupo il 19 e 20 gennaio
Coltivatori palestinesi e israeliani presenteranno un vino bianco prodotto a Betlemme. Invece Eddie che, scappato dalla Siria si è trasferito in Libano, farà assaggiare in anteprima assoluta il Cabernet che sta coltivando in un terreno espropriato agli Hezbollah. Ma ci sarà anche un vino sciamanico della Baja California ottenuto da un vigneto di 120 anni al confine tra Messico e Stati Uniti. Tutto questo è Vini Migranti, a Montelupo Fiorentino (Firenze) il 19 e 20 Gennaio 2020.
L’appuntamento che riunisce più di 50 vignaioli da tutto il mondo andrà in scena presso Facto e nasce da un gruppo di ristoratori, enotecari, bevitori ed “enodissidenti” e dalla loro voglia di riunire una serie di produttori di vino provenienti un po’ da tutto il mondo, con l’obiettivo di allargare la visione enoica a livello globale. Vini migranti darà spazio a piccole e uniche realtà vitivinicole che si fanno portavoce di un messaggio originale, ribelle e culturale. L’idea è di Andrea Rubbi (Enoteca “Lortica” di Bologna), Teseo Geri (“Spezie Rare”), Stefano Secci (sommelier & Food-blogger) e Lorenzo Macinati (“Solo Vino Enoteca Naturale” di Roma) insieme a Leonardo Romanelli.
Sono stati così riuniti in uno stesso spazio 40 produttori italiani e non (parteciperanno vignaioli anche della zona dello Champagne, dal Cava e dall’Ungheria), e per l’occasione verrà presentato per la prima volta in Europa il progetto www.borderless.wine realizzato in collaborazione con Peter Welton. I banchi d’assaggio e la mostra mercato di Vini Migranti saranno aperti dalle 10.30 alle 19.