Assaggiare un vino che esce dalla cantina a 300 euro + Iva la bottiglia è qualcosa che non capita tutti i giorni, almeno ai comuni mortali. È un’esperienza che mette a dura prova la capacità di giudizio e di analisi, a prescindere da ogni altra valutazione tecnica
Assaggiare un vino che esce dalla cantina a 300 euro (più Iva) la bottiglia è qualcosa che non capita tutti i giorni, almeno a noi comuni mortali. E’ un’esperienza – antropologica, prima ancora che enologica – che mette a dura prova la capacità di giudizio e di analisi, a prescindere da ogni altra valutazione tecnica. Se da un lato trovarsi nel bicchiere un vino così costoso ti fa sentire privilegiato per avere anche solo la possibilità di giudicarlo senza i condizionamenti del portafoglio (che invece modificherebbero inevitabilmente l’atteggiamento di chi ha appena sostenuto una simile spesa), dall’altro ti induce a porti alcune domande. E non mi riferisco a questioni etiche, a facili buonismi che esordiscono con valutazioni del tipo “In tempi di crisi chi può permettersi…” oppure “Sembra immorale che una bottiglia di vino costi così tanto….”. Liquido la questione ricordando che il prezzo, così come nel calcio, lo fa il mercato: se una bottiglia costa una certa cifra, evidentemente c’è qualcuno ben felice di spendere per acquistarla. Altrimenti la bordolese resta in cantina a prendere polvere, con buona pace di tutti.
Torniamo alle domande, una in primis: sto per assaggiare un vino da 300 euro (più Iva), cosa mi aspetto? Se vini da 50 euro mi hanno fatto divertire parecchio ed altri non più cari di 100 euro mi hanno letteralmente entusiasmato, secondo questa regola una bottiglia di tale valore (pardon, prezzo) deve come minimo farmi urlare di godimento. E’ con pensieri di questo tenore che ieri sera ho affrontato una verticale di Colore di Bibi Graetz (2008, 2007, 2006, 2005, 2004, 2001) con differenti percentuali di Colorino, Canaiolo e – tranne il 2004 – anche Sangiovese.
La risposta, non lo nego, è arrivata ma meno roboante ed epifanica di quanto mi aspettassi. Credevo che un vino da 300 euro mi alzasse l’asticella della memoria olfattiva e sensoriale, come accaduto tempo fa con un Masseto, ma non è stato così. Intendiamoci, il vino era ottimo, così come molti di quelli assaggiati la stessa sera (il Testamatta, la Cicala e soprattutto il Soffocone di Vincigliata, corposo e avvolgente al di là di facili doppi sensi) ma lo stacco con i vini “normali” non c’è stato. Allora ho compreso una piccola grande verità, confermata in seguito da esperti come Leonardo Romanelli e Stefano Tesi: fino a un certo punto è la qualità del vino a incidere sul prezzo, oltre quella soglia invece ci pensano il marketing, il packaging o comunque altri fattori che nulla o quasi hanno a che fare col vino in sé.