venerdì 19 Aprile 2024
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Vino, tre sfumature di Toscana: Vallepicciola, Colle di Bordocheo e Lamole

Tre territori, tre tipologie, tre anime della Toscana vinicola. Ecco le ultime novità di tre aziende: Colle di Bordocheo in Lucchesia, Vallepicciola a Castelnuovo Berardenga e Lamole in Chianti Classico

Quando si parla di vino in Toscana, l’errore più grossolano che si può commettere è parlare in un vino. Uno solo. Già, perché oggi prendiamo a esempio tre territori diversi, tre distinte tipologie vinicole, tre anime della Toscana enologica. Ecco quindi le ultime novità di tre aziende: Colle di Bordocheo in Lucchesia, Vallepicciola a Castelnuovo Berardenga e Lamole in Chianti Classico

Colle di Bordocheo

In Lucchesia, tra Marlia, Segromigno in Monte e Camigliano, da oltre 60 anni Colle di Bordocheo – l’azienda di proprietà della famiglia Chelini – coniuga la coltivazione di vite e ulivo, all’insegna di un percorso di agricoltura sostenibile. Da oltre 10 anni la “timoniera” è Barbara Chelini, che più dei fratelli si è appassionata alla fattoria. Sui 30 ettari complessivi a conduzione biologica (a fare da apripista è stato l’olio), circa 10 sono coltivati principalmente a Sangiovese, Ciliegiolo, Chardonnay, Merlot, Vermentino e Trebbiano, ma si trovano anche parti di Syrah e filari inusuali come l’aromatico Petit Manseng e il Moscato Bianco, che conferiscono particolari caratteristiche ai vini dell’azienda. Recentemente l’azienda ha effettuato un piccolo turnover: sono stati estirpati vecchi vigneti e al loro posto impiantati – la procedura è ancora in corso – due ettari di vigna nuova.

Colle di Bordocheo produce oggi sei vini: due bianchi, due rossi, un rosato e un vino da dessert a tiratura limitata. Il Bordocheo Rosso e il Bordocheo Bianco, sono due classici Colline Lucchesi Doc, con fermentazioni in acciaio e affinamento in bottiglia per periodi limitati, ed esprimono bevibilità immediata e pronta già poco dopo l’imbottigliamento. Le due riserve, Il Bianco dell’Oca Igt (Chardonnay, Sauvignon e Vermentino) nasce con macerazione a freddo e si affina per alcuni mesi in tonneau; il Picchio Rosso doc Sangiovese (Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon) conosce un anno di tonneau prima di affinare 10/12 mesi in bottiglia. C’è poi il Quinto, il “Sauternes di Lucca” prodotto con uve di trebbiano e Moscato bianco, dalle vigne più vecchie, lasciate a lungo in pianta. Ultimo arrivato è il rosato, un vino nato come un gioco e già pronto a un aumento di produzione del 25%.

Vallepicciola

Sul versante orientale di Castelnuovo Berardenga (Siena), con i suoi 265 ettari tra boschi, viti (95 ettari) e ulivi, Vallepicciola appartiene alla famiglia Bolfo, conta su 24 dipendenti coordinati dall’amministratore Alberto Colombo. Il consulente enologo è Riccardo Cotarella. I filari vedono la presenza di Sangiovese, destinato alla produzione di Chianti Classico, e vitigni internazionali quali Pinot Nero, Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot e Chardonnay, utilizzati per i vini Igt Toscana.

La filosofia aziendale di Vallepicciola è strettamente legata al suo terroir: il principio è che i vini debbano essere espressione unica del proprio terreno, del clima e del lavoro svolto in vigna, e che il vigneto debba essere lavorato con un approccio sostenibile. Ad oggi vengono prodotte 320mila bottiglie l’anno, con l’aspettativa di arrivare a 600mila quando anche gli ultimi vigneti impiantati entreranno in produzione. Ne saranno piantati anche altri 15, per un totale di 110 ettari.

Anno dopo anno Vallepicciola sta riducendo sia l’impiego di diserbanti, con l’obiettivo di arrivare a zero nel prossimo biennio (2020-2021), sia dei trattamenti in vigna. Dal 2017, con l’aiuto del Wine Research Team gestito dall’enologo Riccardo Cotarella e dall’AGER, spin off dell’Università di Milano, Vallepicciola sta perseguendo una più scientifica gestione delle attività agricole, tutte rientranti nel campo dell’agricoltura di precisione, al fine di ottimizzare il consumo di acqua, energia e tempo.

Vallepicciola produce 12 vini utilizzando esclusivamente le proprie uve. Dal Perlinetto Spumante Brut Metodo classico alla sua versione rosé, dal Lugherino Chardonnay al Chianti Classico Docg, la Riserva Docg e il Lapina Gran Selezione Docg, dal Boscobruno Pinot Nero al Mordese Cabernet Franc.

Lamole e il Lam’Oro Toscana IGT 2015

Lamole di Lamole ha presentato Lam’Oro Toscana IGT 2015: con questa annata l’azienda del Chianti Classico vuole raccontare il territorio – una zona che fin dai tempi degli Etruschi è sinonimo di vino di altissima qualità – attraverso i suoi vitigni migliori. Celato dalla lamina d’oro che contraddistingue la bottiglia, tanto da essere definito l’Oro di Lamole, è un blend composto da un terzo di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. I vitigni sono coltivati secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Le uve raccolte sono vinificate separatamente per esaltare le proprie caratteristiche aromatiche e strutturali. Anche la fase della maturazione in barrique nuove inizia separatamente. Dopo sei mesi, si procede con l’assemblaggio che prosegue per altri due anni. Successivamente il vino viene imbottigliato per affinare almeno 8 mesi.

Il vino ha un colore rosso rubino intenso. Al naso mostra una bella ampiezza aromatica composta da profumi di frutti di bosco come mora e mirtillo, sentori di settobosco, di spezie dolci, di aromi balsamici e note fresche di menta e calde di legno tostato. Al gusto il vino mostra la sua complessità calda e avvolgente, con tannini setosi, una bella acidità e sapidità ed una buona persistenza aromatica. Adatto in abbinamento con carni rosse, da cortile, e selvaggina ma anche con formaggi stagionati che riescono ad esaltare le caratteristiche organolettiche di questo vino.

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