sabato 27 Aprile 2024
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“A che ora si mangia?” – Un saggio di Alessandro Barbero

Gli orari dei pasti - ci racconta lo storico - sono una costruzione culturale e cambiano non solo da un paese all'altro, ma da una classe sociale all'altra e anche da un'epoca all'altra.

Alessandro Barbero non ha davvero bisogno di presentazioni – non fosse altro che per l’abbondante memetica che lo vede protagonista sul web; le sue presenze televisive come divulgatore sono arcinote e – se siete appassionati di storia medievale e moderna – i suoi saggi numerosi e agevoli.

L’ultimo di questi è un libriccino appena pubblicato da Quodlibet intitolato A che ora si mangia? Approssimazioni storico-linguistiche all’orario dei pasti (secoli XVIII-XXI), di rapida lettura (solo 77 pagine). Barbero indaga un tema nuovo nel campo della storia dell’alimentazione: gli orari dei pasti. Un’ulteriore manifestazione di come le abitudini culturali abbiano prevalenza sugli stimoli naturali: se ci pensate bene, noi non mangiamo quando abbiamo realmente fame, ma a degli orari stabiliti e socialmente accettati e condivisi.

Ed è esattamente questa la tesi di Barbero:

“La realtà è che gli orari dei pasti sono una costruzione culturale e cambiano non solo da un paese all’altro, ma da una classe sociale all’altra e anche da un’epoca all’altra.”

La storia che Barbero ricostruisce parte dalle due principali capitali europee di fine Settecento: Londra e Parigi. Fu in queste due città che l’aristocrazia locale decise di modificare gli orari dei pasti quotidiani: il pranzo venne spostato al tardo pomeriggio – facendo così scomparire la cena – e a metà mattinata veniva aggiunta quello che oggi chiameremmo brunch o seconda colazione, ovvero il déjeuner à la fourchette. Per quali motivi si realizzò questo spostamento? Barbero argomenta – sulla falsa riga di Bourdieu e della sua Distinzioneche la scelta fu determinata dal desiderio di sottolineare la differenza fra nobiltà e borghesia da un lato e tra città capitale e provincia e paesi culturalmente sviluppati e paesi culturalmente arretrati dall’altro. Un effetto di questo mutamento – che si sviluppò lumgo tutto l’Ottocento – fu la confusione lessicale: mangiare alle 19 significava cenare o pranzare?

Il saggio di Barbero esplora fonti di diversa natura, dai memoirs a cavallo fra XVIII e XIX secolo fino ai blog contemporanei, e lo fa con leggerezza e rigore metodologico allo stesso tempo. Una lettura perfetta per ingannare il tempo tra prima e seconda colazione…

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Emiliano Wass
Emiliano Wass
Antropologo, docente universitario, consulente editoriale, traduttore e curatore. All'enogastronomia arriva dall'antropologia, convinto che il cibo sia l'unico vero elemento identitario delle persone. Ha svolto lavoro di campo in Messico, occupandosi di diritti e tradizioni indigene. Ha scritto su Finzioni, Doppiozero, Scrivo.me, Distillerie.it.

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