Alessandro Barbero non ha davvero bisogno di presentazioni – non fosse altro che per l’abbondante memetica che lo vede protagonista sul web; le sue presenze televisive come divulgatore sono arcinote e – se siete appassionati di storia medievale e moderna – i suoi saggi numerosi e agevoli.
L’ultimo di questi è un libriccino appena pubblicato da Quodlibet intitolato A che ora si mangia? Approssimazioni storico-linguistiche all’orario dei pasti (secoli XVIII-XXI), di rapida lettura (solo 77 pagine). Barbero indaga un tema nuovo nel campo della storia dell’alimentazione: gli orari dei pasti. Un’ulteriore manifestazione di come le abitudini culturali abbiano prevalenza sugli stimoli naturali: se ci pensate bene, noi non mangiamo quando abbiamo realmente fame, ma a degli orari stabiliti e socialmente accettati e condivisi.
Ed è esattamente questa la tesi di Barbero:
“La realtà è che gli orari dei pasti sono una costruzione culturale e cambiano non solo da un paese all’altro, ma da una classe sociale all’altra e anche da un’epoca all’altra.”
La storia che Barbero ricostruisce parte dalle due principali capitali europee di fine Settecento: Londra e Parigi. Fu in queste due città che l’aristocrazia locale decise di modificare gli orari dei pasti quotidiani: il pranzo venne spostato al tardo pomeriggio – facendo così scomparire la cena – e a metà mattinata veniva aggiunta quello che oggi chiameremmo brunch o seconda colazione, ovvero il déjeuner à la fourchette. Per quali motivi si realizzò questo spostamento? Barbero argomenta – sulla falsa riga di Bourdieu e della sua Distinzione – che la scelta fu determinata dal desiderio di sottolineare la differenza fra nobiltà e borghesia da un lato e tra città capitale e provincia e paesi culturalmente sviluppati e paesi culturalmente arretrati dall’altro. Un effetto di questo mutamento – che si sviluppò lumgo tutto l’Ottocento – fu la confusione lessicale: mangiare alle 19 significava cenare o pranzare?
Il saggio di Barbero esplora fonti di diversa natura, dai memoirs a cavallo fra XVIII e XIX secolo fino ai blog contemporanei, e lo fa con leggerezza e rigore metodologico allo stesso tempo. Una lettura perfetta per ingannare il tempo tra prima e seconda colazione…