giovedì 28 Marzo 2024
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Dall’olio di palma ai wurstel cancerogeni: la moderazione al tempo dello scoop

Prima era l’olio di palma, adesso tocca ai wurstel, in mezzo un coacervo di OGM o sostanze il cui effetto – vero o presunto – farebbe male alla salute. Proponiamo un paio di riflessioni su come sia facile, al tempo della ricerca spasmodica dello scoop online, allarmare ed essere allarmati. E su come sia possibile aggirare il fact-checking con il gioco delle tre carte

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Da qualche tempo avevo in mente un post sulla campagna social e mediatica contro l’olio di palma. Poche ore fa, l’attenzione degli addetti ai lavori si sposta sulle carni rosse. L’OMS stavolta la tocca piano, o almeno così riportano le agenzie di stampa internazionali: “Wurstel, salsiccia e carni rosse lavorate sarebbero cancerogene, dannosi come il fumo”, in estrema sintesi, il j’accuse dei medici dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, massima autorità in materia di studio degli agenti cancerogeni Davanti a una notizia del genere, la casalinga di Voghera – anche nella sua versione digitale – prima ancora di arrivare in fondo all’articolo depenna mentalmente qualsiasi carne rossa dalla lista della spesa per gli anni a venire. In fondo, si giustificherebbe la massaia, “chi di noi darebbe al proprio figlio qualcosa di cui qualcuno ha detto essere cancerogeno?”.

1) La fonte – Il fact-checking, questo sconosciuto

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Ed ecco il primo problema. La fonte. Chi dice cosa. Certo, in questo caso la parola dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, per chi vivesse sulla Luna) ha una sua indiscussa autorevolezza. Ma già in passato sono emersi casi in cui le dichiarazioni dell’OMS sono state prese a pretesto per lanciare campagne allarmistiche in giro per la Rete, un bacino dove i gonzi pullulano come girini in uno stagno. Ne parlai a suo tempo su Strade, a proposito del caso Augmentin. Diverso è il caso in cui la fonte non è autorevole come l’OMS ma pur sempre degno di attenzione. È il caso della trasmissione Report e della famigerata puntata sull’olio di palma (e stavolta linko al pezzo su Strade dell’amico Giordano Masini), dove si parla della presunta pericolosità di quella sostanza senza però ricordare che la soglia contenuta, ad esempio, nel latte plasmon è 300 volte inferiore alla soglia minima di tossicità. Diverso è ancora il caso della miriade di siti e sitarelli che, nel giro degli ultimi anni, hanno lanciato crociate più o meno in buona fede contro un prodotto del tutto innocuo e di uso diffuso come il SLS oppure a favore delle presunte mirabolanti doti taumaturgiche di altri (es. il limone che guarisce il cancro).

2) L’analisi critica – La moderazione, altra sconosciuta

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Una volta scremata la notizia in base alla veridicità della fonte, il secondo problema è: come reagire? La succitata casalinga di Voghera, come detto, non avrà dubbi. Cancellerà la carne rossa dal paniere, con buona pace dei macellai e di tutta la filiera che porta in tavola prodotti a case di manzo, maiale, ecc… Eppure non è quella la soluzione, come spiegano anche nutrizionisti, oncologi ed esperti di varia natura. Come dicevano i latini, in medio stat virtus. Potremmo divertirci a prendere qualsiasi cibo e a mostrare come possa essere pericoloso per l’uomo, se ingerito in quantità eccessive o con modalità singolari (di quest’ultimo aspetto ne parlo qui). Il caso dell’olio di palma è emblematico. Si è gridato allo scandalo per la sua pericolosità, ma sfido chiunque a mangiare chili e chili di creme spalmabili al cioccolato prive di olio di palma e star comunque bene. In altre parole, è sempre necessario capire quali sono i reali margini di rischio e sapere non solo in che lista si trova una certa sostanza, ma anche quali sono i dosaggi e la durata d’esposizione oltre le quali il rischio diventa reale e non solo teorico. Altro è dire che d’ora in avanti abbiamo i wurstel cancerogeni. C’è poi il caso dei cibi OGM, autentico spauracchio per frotte di raccoglioni (quelli che raccolgono in rete informazioni senza verificarne la veridicità): ogni tanto il web espettora liste dei più diversi prodotti di multinazionali che farebbero male alla salute (eccone una) e con toni allarmistici cerca di far diffondere la propria teoria. Ancora una volta, vengono in aiuto del buon senso Paolo Attivissimo e il suo blog antibufala. Infine, a proposito di carne rossa molto cotta, è noto che a creare problemi di salute sia il “bruciato”. Che forse basti eliminare quello?

3) Il tempo – Costanza & coerenza, ennesime sconosciute

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Arriviamo ora al terzo e ultimo punto: per quanto tempo la vicenda sarà percepita come un problema, un’allarme, un’emergenza? Abbiamo visto che dopo il caso della mucca pazza sia scomparsa dalla tavola la bistecca alla fiorentina, così come la carne di pollo ha subito una forte crisi dopo il caso dell’influenza aviaria o la carne di maiale per via dell’influenza suina. Ebbene, passa un po’ di tempo poi tutto torna come prima. A volte è così, come nel caso dello scoop di Report sul caffè, che per un paio di settimane ha portato tutti gli avventori dei bar italiani a pretendere lo spurgo della macchina del caffè; a volte invece no, come possono testimoniare gli impiegati della Moncler dopo il caso della trasmissione che additava l’azienda come crudele per l’utilizzo di piume di oca per realizzare i piumini. Infine, un consiglio: notizie come i wurstel cancerogeni, olio di palma dannoso e altre amenità vanno sempre vagliate con spirito critico.

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