Quattro botaniche (ginepro, aneto, limone e basilico) per quattro piatti: così Upperhand Gin mostra che pasteggiare coi cocktail è non solo possibile ma gratificante e divertente
foto di Stefano Quarantotto
Per dirla con le immortali parole di Gene Wilder in quel capolavoro assoluto che è Frankenstein Junior, si può fare. Già, pasteggiare con i cocktail in pairing ai piatti – un connubio fino a qualche tempo fa impensabile, poi presentato con esiti non sempre felici e pian piano sdoganato negli ambienti giusti – è operazione non solo possibile, ma anche piacevole e gratificante al palato ben oltre le quattro portate.
Ne abbiamo avuto una conferma di recente con una serata ad hoc, in cui il distillato irlandese Upperhand Gin si è divertito a proporre quattro cocktail abbinati ad altrettanti piatti, secondo un preciso fil rouge: valorizzare ognuna delle quattro botaniche che compongono la base del gin – basilico, aneto, limone e ovviamente ginepro – con una portata in cui tale botanica era presente. Artefici dell’esperimento, lo chef fiorentino Salvo Pellegriti e il bartender trevigiano Livio Carrubba (foto in alto).
Quattro piatti, insomma, per ispirare ognuna delle botaniche alla base di Upperhand, in un pairing a cavallo tra il mondo del fine dining e quello della mixology per “testare” il distillato in abbinamento alla cucina. A tessere le fila dell’esperimento e guidare all’abbinamento, i due titolari del brand irlandese: da un lato Claudia Gamberucci, discendente della storica famiglia irlandese dei Lafferty’s, dall’altra il marito Alberto Borin, già campione di judo, accomunati dalla passione per il mondo dei distillati.
Ecco dunque l’antipasto di Carpaccio di ombrina dry age con mela verde e granita di aneto e gin di Salvo Pellegriti accompagnarsi al “Gin Morning Baby” preparato da Livio Carrubba, mentre il Riso al limone di mare con limone alla brace e sedano croccante (foto in alto) – decisamente il piatto più riuscito della serata – ha trovato un eccellente sponda nel “Ginto”.
La scelta di puntare su una botanica per volta come filo conduttore per il pairing si è rivelata azzeccata anche nel prosieguo, con il Pescato del giorno cotto alla coque, insalata di taccole e susine confit servito con panna acida al ginepro in abbinamento al cocktail “Uh, Gimlet!”.
Note alcoliche e delicatezza sono stati anche la cifra stilistica dell’ultimo abbinamento proposto tra i piatti di Salvo Pellegriti e i cocktail a base di Upperhand: il dessert di Pomodoro, fragole e basilico è stato degustato insieme al “Basjito”, un twist sul mojito in cui – ça va sans dire – la menta è stata sostituita dal basilico.
Insomma, una prova di grande versatilità per il gin Upperhand, sottolineato anche dalla liaison con un prodotto d’eccellenza come la Giardiniera di Morgan, legata al distillato irlandese da un particolare connubio con i finocchi marinati che ha fatto da aperitivo e introduzione concettuale alla serata.
“Per noi – spiega Claudia Gamberucci, titolare di Upperhand insieme ad Alberto Borin – era importante mostrare agli addetti ai lavori come grazie al suo semplice ma ben strutturato mix di botaniche il nostro gin si possa utilizzare a tutto pasto, dando vita a un gioco di reciproci richiami sensoriali tra il bicchiere e il piatto”.
In un’epoca in cui la maggior parte dei produttori si vanta di utilizzare una smisurata quantità di botaniche bizzarre, Upperhand colpisce d’altronde proprio per la sua facile beva e genuinità. Una bella rivincita – come indica il nome stesso del prodotto – per l’ex campione di judo Alberto e sua moglie Claudia, che insieme hanno deciso di “get the upper hand”, ossia prendere il sopravvento, sulle avversità della vita e lanciarsi in un’avventura tutta loro.