Nel 2024 si stapperanno le prime bottiglie delle “Pievi”, la nuova menzione del vino Nobile di Montepulciano con solo uve prodotte dall’azienda imbottigliatrice
Era stato lanciato l’anno scorso, ma adesso le prime bottiglie di “Pieve” sono già a riposare in cantina. Il Vino Nobile di Montepulciano, attualmente in tour per l’Italia con il presidente Andrea Rossi e la vicepresidente Susanna Crociani a raccontare le novità dei 3000 ettari vitati della denominazione, stapperà dal 2024 una nuova menzione – la “Pieve“, appunto, che si aggiunge a Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva – che riunisce i prodotti delle oltre 40 le aziende di Vino Nobile di Montepulciano che con la vendemmia 2021 hanno selezionato una partita di vino atto a divenire “Pieve”.
Circa 500 mila le bottiglie previste in uscita per la prima annata disponibile, la 2024 (pari al 10% circa della produzione di Vino Nobile di Montepulciano). Rispetto allo scorso anno, data di presentazione del disciplinare, dopo la delibera positiva da parte della Regione Toscana, ora il Consorzio aspetta l’ok definitivo dalla Comitato Vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. L’idea della “Pieve” nasce da un percorso metodologico che ha visto il consenso di tutte le aziende produttrici, dalla zonazione in poi. Il vino avrà come caratteristiche il territorio (con le sottozone), l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice. Verrà inoltre istituita una commissione di valutazione interna al Consorzio composta da enologi e tecnici.
Le “pievi”, insomma, per caratterizzare la territorialità del vino. Lo studio della geologia e della geografia del territorio ha portato a individuare 12 zone, definite nel disciplinare di produzione UGA (Unità geografiche aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta. Sono Ascianello-Badia, Caggiole, Cervognano, Ciarliana, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardegna e Valiano. Questo aspetto rappresenta l’identità del Vino Nobile di Montepulciano che guarda appunto al passato: utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda. Così il Consorzio del Nobile di Montepulciano valorizza la radice storica del vino, che da sempre caratterizza il territorio.
Non finisce qui, però, perché tra le novità del Vino Nobile di Montepulciano ce n’è una importantissima: è la prima denominazione italiana ad aver ricevuto il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas, e può quindi considerarsi la DOCG più sostenibile del nostro Paese. Niente male, per un brand valutato in un miliardo di euro, tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Circa 65 milioni di euro è il valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Il 16% del territorio comunale, circa 2.000 ettari, è vitato. A coltivare i vigneti sono oltre 250 viticoltori (di cui circa 90 imbottigliatori, di cui 80 associati al Consorzio). Nel 2021 sono state immesse nel mercato 6,8 milioni di bottiglie di Nobile (+21,4% rispetto al 2020) e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano (+6,4%).