Nel 2020 scoperte quasi 150 truffe online: dalla falsa finocchiona all’olio toscano taroccato, ma anche brutte copie del pecorino toscano, di prosciutti e cantucci, fino al Brunello di Montalcino. Ecco il podio della contraffazione made in Tuscany
Questa volta salire sul podio non è motivo di soddisfazione: tra i prodotti più contraffatti della Toscana compaiono infatti molte delle eccellenze agroalimentari del territorio. Dalla falsa finocchiona all’olio toscano taroccato, ma anche brutte copie del pecorino toscano, dei prosciutti, dei cantucci fino al Brunello di Montalcino contraffatti. Secondo un’analisi di Coldiretti sulla base del report delle attività svolte nel 2020 dall’Ispettorato repressione Frodi (ICQRF) del Ministero delle Politiche Agricole, nel corso del 2020 – complice forse una maggiore presenza sulla rete di consumatori poco avvezzi all’e-commerce – sono state messe a segno quasi 150 truffe che hanno visto loro malgrado protagoniste le specialità made in Tuscany.
E se le autorità sono intervenute sul web ben 147 volte per bloccare la vendita di prodotti toscani fake che non hanno nulla che vedere con il patrimonio agroalimentare toscano, c’è da chiedersi quali siano le reali proporzioni del fenomeno. Non a caso, l’Italian sounding supera per fatturato i 100 miliardi di euro, con quasi due prodotti apparentemente italiani su tre in vendita sul mercato internazionale, secondo una analisi della Coldiretti.
In questa poco piacevole classifica vince per distacco l’olio extravergine d’oliva. “I 91 interventi dell’Ispettorato Repressione Frodi sugli oli taroccati – spiega il presidente toscano di Coldiretti, Fabrizio Filippi – la dicono lunga su quanto il settore sia minacciato dagli agropirati nazionali e internazionali che si muovono anche sul web. L’olio Toscano IGP da solo rappresenta oltre il 30% della produzione di olio extravergine italiano che viene messo in commercio con la certificazione di origine”.
La piazza d’onore nella graduatoria dei prodotti toscani più “scopiazzati” va ai cantucci di Prato (19 truffe), seguiti dal pecorino (14) e – subito fuori dal podio, ma per poco – il prosciutto (13). Più staccati la finocchiona (9) e il Brunello di Montalcino. A cadere nella rete dei truffatori sono quei quasi 6 consumatori su dieci (55,9%) che fanno acquisti di prodotti o servizi on line. A spingere i cittadini a riempire il proprio carrello sul web è innanzitutto la possibilità di mettere a raffronto i vari prezzi e scegliere l’offerta migliore, per non rinunciare alla qualità e al tempo stesso risparmiare. O almeno sperarlo.