Con oltre 8,3 milioni di pizze sfornate ogni giorno, in Italia il movimento della pizza ha saputo trasformare un prodotto semplice in un piatto di gran qualità. Una pizza su tre è Margherita, lo stile napoletano (35%) vince sul romano (26%). Il prezzo giusto? 6-7 euro
Un vero e proprio identikit della pizza in Italia: il report di Demetra per conto di Eataly mostra che nel nostro Paese si consumano oltre 8,3 milioni di pizze al giorno, per un fatturato annuo di 35 miliardi. È un settore in forte crescita che ha saputo trasformare un prodotto semplice in un piatto di gran qualità e asse portante dell’alimentazione italiana. “Abbiamo dato il via a un importante progetto dedicato alla pizza all’interno di Eataly – spiega l’executive chef Enrico Panero – che coinvolge i nostri dieci negozi in Italia oltre alla nuova apertura di Parigi. Ci ha piacevolmente colpito scoprire dai dati emersi quanto fosse concreto il fatto che la pizza non è più il piatto di chi ha fretta, non ha tempo di cucinare e vuole spendere poco”.
Iniziamo dalla frequenza di consumo: il 60% dei consumatori mangia la pizza almeno una volta alla settimana e il 15% anche più di una volta alla settimana, in una delle oltre 127mila pizzerie italiane. In quanto alla tipologia, dal sondaggio emerge come il 65% sia consapevole dell’importante ruolo svolto dal tempo di lievitazione e dal lievito utilizzato in termini di digeribilità della pizza, anche rispetto agli ingredienti e alla cottura. Napoletana o romana? Da sempre in Italia il pubblico si divide tra queste due scuole, ma dall’indagine emerge che a fronte di un 25% che vorrebbe una via di mezzo tra le due ricette e un 14% che trova il tema indifferente, il 35% degli intervistati preferisce la pizza napoletana rispetto al 26% che predilige la romana.
Grande fortuna continua a riscontrare la farina 00 per la creazione degli impasti (scelta dal 48% degli italiani), ma sta crescendo anche il movimento di chi si orienta verso farine multi-cereali e/o integrali (32%) e chi, anche per questione di intolleranza, sceglie la gluten free (2%). Questo nuovo trend è particolarmente forte in Lombardia dove le farine multi-cereali o integrali ricevono il 37% delle preferenze e molto meno nel Lazio (24%) o in Sicilia (30%) che restano su questo tema più tradizionalisti.
La Margherita la pizza più scelta dagli italiani (35%), ma un crescente successo lo sta acquisendo la diavola che è indicata come preferenza dal 19% dell’intero campione, con punte del 25% in Emilia-Romagna. Anche la capricciosa ottiene grandi consensi: è ordinata dal 19% degli intervistati a livello globale, ma con forte successo in Sicilia (38%). Ciò che realmente desta stupore è la grandissima attenzione dedicata agli ingredienti che compongono la pizza: il 50% definisce “importante” e il 38% “molto importante” poter conoscere l’origine degli ingredienti con cui viene preparata la pizza, sia nell’impasto (farina, lievito) sia nei condimenti.
In quanto ai prezzi, gli italiani sono consapevoli che per la qualità vale la pena spendere: per una Margherita di livello, il 48% degli intervistati si dichiara disponibile a spendere 6-7 euro, mentre il 18% arriva agli 8-9 euro. Percentuali che ovviamente variano molto da regione a regione: in Sicilia e Calabria solo il 40% spenderebbe 6-7 euro, in Campania e Puglia il 38%. I 10 euro sembrano invece essere la soglia limite: anche nelle regioni con livelli occupazionali e redditi più alti come Lombardia e Veneto non più del 5% degli intervistati è disposto a spendere più di quella cifra per una Margherita, quand’anche si tratti di una gourmet.