sabato 27 Aprile 2024
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Abbiamo provato Oleato, il caffè all’olio di oliva di Starbucks

Starbucks ha lanciato sul mercato Oleato, una bevanda che unisce il caffè all’olio extravergine d’oliva, in tre versioni. L’abbiamo provato: ecco com’è andata

L’annuncio risale a un paio di settimane fa, al 21 febbraio per la precisione: lancio in grande stile, insieme alla Camera Nazionale della Moda Italiana, con serata di gala presso la caffetteria ammiraglia di Starbucks in Cordusio – Milano:

La nuova trovata di Howard Schultz, l’ormai mitologico fondatore di Starbucks: il caffè con l’olio di oliva. Extravergine, si capisce. Oleato™ è il nome assegnato a una serie di tre bevande in cui l’espresso si mischia, tra le altre cose, all’olio di oliva Partanna®:

  1. Oleato™ Caffè Latte
  2. Oleato™ Iced Shaken Espresso
  3. Oleato™ Golden Foam™ Cold Brew

Più che delle bevande, un compendio di diritto della proprietà intellettuale, a giudicare dall’acribia con cui la multinazionale di Seattle ci tiene a far sapere quali sono i suoi marchi registrati. Non sia mai che qualcuno gli rubi l’idea…

Oleato Starbucks

Ripetiamo: caffè + olio di oliva.

Alzi la mano chi – di nazionalità italiana – non ha storto il naso quando ha messo a fuoco l’inedita accoppiata. Eppure Shultz stesso la racconta – e la spiega – in maniera convincente: “un’esperienza vellutata, morbida, deliziosamente ricca”. “Rimasi assolutamente colpito dal sapore unico e dalla consistenza che si veniva a creare quando l’olio di oliva extravergine Partanna veniva infuso nel caffè di Starbucks“. “Sia nelle bevande calde che in quelle fredde ciò che produceva era un sapore inatteso, vellutato, burroso che esaltava il caffè e si depositava deliziosamente sul palato”

Considerato il successo mondiale di Starbucks, bisogna almeno concedere il beneficio del dubbio a quello che in prima battuta appare un accostamento che definire azzardato è forse poco. Difficile pensare, del resto, che dietro a un’operazione del genere non ci sia stata un’attenta sperimentazione e una solida ricerca di mercato. Se da una parte stupisce come il lancio della linea Oleato sia avvenuto proprio nel Paese dove più debole è la presenza di Starbucks – solo 17 store, contro i 35.000 e passa nel resto del mondo – e dove più forte è la consuetudine del caffè, dall’altra esso si spiega proprio con la forte italianità dei due ingredienti principali di Oleato: la tazzina di espresso e l’olio di oliva. Ed è presumibile pensare che la nostra penisola, alla fine, faccia da trampolino di lancio per un successo che si concretizzerà all’estero. È stato dunque con il dovuto rispetto per la potenza di Starbucks che abbiamo deciso di andare a provare Oleato.

Nel rinnovato sottopasso della Stazione di Santa Maria Novella di Firenze ha infatti da poco aperto il diciassettesimo store italiano: nulla di pretenzioso, una stanzetta piccola, che serve il viaggiatore di passaggio. Dopo una breve fila, il Pos registra il pagamento di un Oleato Caffè Latte, delle tre bevande l’unica calda. Tre giovani impiegati, un ragazzo e due ragazze, scorrono lungo il bancone con un’invidiabile flemma, scambiando chiacchiere e sorrisi. Son giovani, si dirà, e dietro a questo umile cronista non c’erano che un paio di altri avventori, quindi perché affrettarsi? Perché preoccuparsi dei 9 minuti e 40 secondi dalla partenza dell’ordine alla consegna del medesimo o della porta dello spogliatoio dipendenti lasciata aperta?

Dettagli trascurabili di fronte all’aspettativa di un’esperienza del gusto del tutto inedita, se non addirittura impensabile nel senso letterale della parola. Del resto, non sono anni – decenni, anzi! – che ci dicono che ciò che conta è la experience?

La ricetta di Oleato Caffè Latte prevede un fondo di caffè espresso, uno strato di olio di oliva e – a riempire – latte d’avena montato a caldo. Una “latte macchiato” d’olio – se mi si passa la boutade. La temperatura è giusta: ben caldo ma non bollente. Al primo assaggio, la sorpresa: non è disgustoso.

Oleato Starbucks

Su tutto, prevale l’untuosità: la dolcezza del latte d’avena copre appena l’amaro dell’olio, e  sembra quasi di percepire un lontano carciofo. Sulle labbra e nella bocca si deposita una pellicola liscia e amarognola, per nulla fastidiosa, ma sicuramente inaspettata. Il caffè, invece: non pervenuto.

I successivi sorsi confermano le prime impressioni, sebbene la patina oleosa che ricopre la cavità orale vada poco a poco smorzandosi. Ma è proprio nei sorsi successivi al primo che si ha l’illuminazione: Oleato Caffè Latte non è affatto male, è solamente ignoto. Ovvero non ha termini di paragone, intendendo con questo che il suo sapore non richiama le pur fantasiose bevande a base di caffè che Starbucks e i suoi emuli da tempo già servono. Non è all’universo del caffè che bisogna rivolgersi per un possibile o probabile confronto, perchè non se ne troveranno. La presenza dell’olio d’oliva sconvolge le aspettative, scardina i preconcetti, rimanda alle insalate piuttosto che ai cappuccini, innesta l’innovazione nel terreno anarchico della creatività (industrialmente intesa), sradica tradizioni, consuetudini, schemi analitici. A molti questo spaesamento – se anch’essi si avventureranno all’assaggio – crearà disagio e rifiuto, chiusura e rinculo sul comfort del già noto. Altri – che possiamo definire taste fluid – accoglieranno con leggerezza l’abbinamento alla base di Oleato: qualcuno ne diverrà assiduo consumatore, qualcun altro forse no, ma non se ne dirà sconvolto. Fuori dall’Italia, immaginiamo, nessuno scriverà un articolo come questo.

Questo, in fondo, è il movimento della Storia. E Schultz lo sa.

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Emiliano Wass
Emiliano Wass
Antropologo, docente universitario, consulente editoriale, traduttore e curatore. All'enogastronomia arriva dall'antropologia, convinto che il cibo sia l'unico vero elemento identitario delle persone. Ha svolto lavoro di campo in Messico, occupandosi di diritti e tradizioni indigene. Ha scritto su Finzioni, Doppiozero, Scrivo.me, Distillerie.it.

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